Atreju 2025
Meloni chiude Atreju 2025: "Campo largo riunito da noi. Schlein scappa, non ha argomenti"
Un intervento lungo più di un’ora, identitario e politico. La Presidente del Consiglio ha chiuso ieri, come da tradizione, la kermesse Atreju dal palco di Castel Sant’Angelo. Rivolgendosi alla platea, Meloni ha sottolineato il valore simbolico della comunità che ruota attorno alla kermesse: «Sono giornate che profumano di appartenenza, vedervi così orgogliosi con le nostre bandiere mi ripaga di tutto il lavoro fatto per il bene di questa nazione».
Un messaggio accompagnato dalla rivendicazione di un percorso politico: «Noi siamo stati gli artefici del nostro destino». La premier ha ironizzato sugli attacchi dell’opposizione: «Ogni volta che a sinistra parlano male di qualcosa va benissimo. Cioè parlano male diAtreju ed è l’edizione migliore di sempre, parlano male del governo, il governo sale nei sondaggi». E ancora: «Si portano da soli una sfiga che manco quando capita la carta della "pagoda" al Mercante in fiera». Un concetto ribadito anche nel finale, ringraziando «tutti quelli che hanno fatto le macumbe rendendo questa edizione di Atreju la più intensa e partecipata di sempre».
Non sono mancati gli attacchi politici diretti. «Non accettiamo lezioni da chi fa il comunista con il ceto medio e il turbo-capitalista con i centri di potere», ha detto Meloni, accusando la sinistra di incoerenza. E sul cosiddetto campo largo ha aggiunto: «Il presunto campo largo l’abbiamo riunito noi ad Atreju e l’unica che non si è presentata è quella che dovrebbe federarli», riferendosi a Elly Schlein. Atreju viene rivendicato come spazio di confronto aperto: «Questo è il luogo in cui le idee, tutte le idee, hanno diritto di cittadinanza. Questo è il luogo in cui Nietzsche e Marx si davano la mano». Ma con una distinzione netta rispetto alle alleanze dell’opposizione: «Le ammucchiate sono quelle che la sinistra ha fatto per anni in Parlamento e tenta ancora oggi di replicare pur di gestire il potere».
Sul piano del metodo politico, Meloni ha ringraziato chi ha accettato il confronto: «Chi scappa dimostra di non avere quei contenuti», citando diversi leader dell’opposizione presenti alla manifestazione. E tornando sulle divisioni altrui ha affondato: «E questi vogliono governare la nazione insieme come la governano? Con le lettere degli avvocati!».
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Diversi i temi affrontati: dalla politica estera, con il ringraziamento ad Abu Mazen «per sua coraggiosa testimonianza», alle elezioni regionali, liquidate con ironia: «Le regionali sono finite come erano partite, cioè 3 a 3 palla al centro». Sull’immigrazione Meloni ha difeso il protocollo con Tirana: «I centri in Albania funzioneranno!
Solo che funzioneranno grazie ai giudici con un anno e mezzo di ritardo». Netta anche la posizione sull’identità e il fondamentalismo: «Non siamo disposti a coprire con un velo la nostra identità».
Infine, il capitolo riforme: «Avanti con il premierato che finalmente restituirà agli italiani il banale, sacrosanto diritto di scegliere da chi essere governati», insieme ad autonomia differenziata, Roma Capitale e riforma della giustizia. Un intervento che chiude Atreju rilanciando l’azione di governo e marcando una linea senza concessioni. La solidità della coalizione è stata ribadita anche dai vice premier, che sono intervenuti nella sessione precedente della giornata conclusiva. «Per me e per la Lega nel centrodestra non ci saranno mai avversari ma solo amici che accompagnano il cammino del paese, gli avversari sono a sinistra, non i nemici, non ho nemici», dice il segretario di Via Bellerio Matteo Salvini. Antonio Taja ni, numero uno di Forza Italia, sottolinea: «Grazie all'unità di questa coalizione garantiamo la stabilità politica di questa nazione, questa è una coalizione stabile che significa che si è sempre in grado di fare una sintesi anche tra le diverse opinioni perché c'è sempre un bene comune da perseguire».