. Porta più voti del lavoro

Landini cavalca la battaglia ProPal e blocca l’Italia per lo stop al genocidio. Porta più voti del lavoro

Christian Campigli

C'era una volta la sinistra. Che aveva come caposaldo la difesa del lavoro e dei dipendenti, degli operai e degli impiegati. Erano anni nei quali la pur indubbia intercorrelazione tra Pci e Cgil non faceva perdere di vista il (netto) confine tra l'azione politica e quella sindacale. Oggi l'universo progressista ha smarrito il suo elettorato di riferimento (fabbriche e residenti delle case popolari votano a destra) e una leadership forte. E così Maurizio Landini, a cui certo non difetta l'ambizione, ha deciso di lanciarsi nella mischia. E schierarsi apertamente con gli amici di Hamas. Il grottesco sciopero di ieri non è stato organizzato per un atto di solidarietà nei confronti dei lavoratori di Montemurlo, picchiati selvaggiamente dai proprietari della fabbrica di moda nella quale sono assunti. O per chiedere rassicurazioni sul futuro di Stellantis. «Salandino» ha deciso di salire sul carro dei ProPal, convinto che questo sia l'ascensore giusto per raggiungere il suo scopo: arrivare in Parlamento e diventare, a tutti gli effetti, il leader maximo della rive gauche della politica italiana. Ieri è stata una giornata di mobilitazione con scioperi e manifestazioni: nei pressi della Camera dei Deputati, tra Piazza di Montecitorio e Piazza Capranica, c'è stato un presidio. I manifestanti hanno sventolato le bandiere della pace e della Palestina.

 

  

 

In una nota la Cgil Lazio ha sottolineato «l'urgenza di fermare l'invasione israeliana a Gaza e il genocidio del popolo palestinese». Secondo il più importante sindacato italiano, l'iniziativa era una «indispensabile reazione forte, radicata e diffusa del mondo del lavoro, a sostegno della pace, dei diritti umani e della protezione della popolazione civile». Scioperi sono stati proclamati dalle diverse categorie in tutti i settori non ricompresi dalla legge 146 (ovvero quello che regola i servizi pubblici essenziali), dove invece sono state convocate assemblee. Hanno incrociato le braccia per quattro ore i metalmeccanici della Fiom, gli edili della Fillea, i lavoratori del terziario della Filcams. La Filt ha proclamato quattro ore di sciopero per i lavoratori dei trasporti e della logistica, ad esclusione dei settori come quello ferroviario, aereo, trasporto pubblico e marittimo. In Calabria, sciopero di ventiquattro ore dei portuali di Gioia Tauro. Nella rossa Livorno cinquemila persone hanno sfilato nel corteo, partito da piazza del Luogo Pio, al grido di «Palestina libera», dopo essere arrivato in piazza Grande si è diretto verso il monumento dei Quattro mori, per concludersi davanti al Varco Fortezza, al porto cittadino. Al serpentone ha partecipato anche Nicola Fratoianni di Avs e il sindaco di Livorno Luca Salvetti con alcuni componenti della giunta. Cosa c'entra tutto ciò col lavoro, con i contratti e con gli stipendi? Nulla, assolutamente nulla.

 

 

«Salandino» ha poi preso la parola a Catania. Per esternare la sua posizione. Sindacale? Macchè, quella politica, ovviamente. Schiacciata, completamente, sulle tesi Propal, sugli amici di Hamas, e indifferente alla storia, ai fatti occorsi il 7 ottobre 2023 e alle guerra del 1967 e del 1948. «Io penso che quello del governo italiano non sia solo un atteggiamento morbido. Di fronte a quello che sta succedendo a Gaza devi decidere dove stai. Se non dici al governo israeliano che si deve fermare e le armi non gliele mandi più, ma invece gliele continuano a mandare, e non sospendi qualsiasi rapporto commerciale, in realtà diventi complice di quello che sta avvenendo». Lunedì prossimo è annunciato un ulteriore sciopero, sulla carta, decisamente più impattante per le città italiane e per le famiglie. Perché, alle manifestazioni, parteciperanno anche i centri sociali e i movimenti anarchici al grido di «blocchiamo tutto». Basta prendere il volantino del Cpa di Firenze, ad esempio, per leggere «contro il sionismo, contro la Nato, dal fiume al mare è l'ora di scioperare». Uno slogan, quel «From the river to the sea» creato dall'Olp e diventato il modello di Hamas. Un modello che auspica la distruzione di Israele. Chissà se Salandino, almeno questo, lo ricorda.

 

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