non perde tempo

Silvia Salis, l'esordio del martello: tasse in faccia e memoria corta

Claudia Conte

Se il buongiorno si vede dal mattone (quello della tua casa, tartassata), allora l’esordio politico di Silvia Salis, appena eletta Sindaco di Genova, è stato un vero colpo da maestro. O, per restare in tema con la sua carriera da atleta, una martellata in faccia a chi ha una casa o la affitta per tirare avanti. Appena salita sul podio del potere locale (forse confondendolo con quello olimpico), la Salis non ha perso tempo: tra le sue primissime mosse ha lanciato un colpo secco già in fase di riscaldamento. Ecco infatti l’aumento dell’IMU, con l’aliquota che salirà dallo 0,78 all’1,06 per cento. Un bel regalo a chi ha una casa, magari ereditata con sacrifici, o a chi prova a mettere da parte qualcosa affittando un appartamento. È la nuova lotta di classe?

 

  

 

Tra le sue prime affermazioni subito dopo la vittoria elettorale, la Salis ha dichiarato che “la città aveva bisogno di un vento nuovo, e che nei prossimi 5 anni la cittadinanza sarà ascoltata, e che entrerà nei problemi quotidiani della gente”. Beh, appena il tempo di indossare la fascia tricolore e ha già dimostrato di saperci entrare davvero nei problemi deli cittadini, magari a gamba tesa, e senza nemmeno far passare i fatidici 100 giorni. Inoltre, come ha dichiarato con enfasi da Floris su La7, in una delle sue prime uscite televisive, “la mia idea politica è l’unione del campo progressista”. Un’aspirazione nobile, certo. Ma prima di sognare di unire l’Italia “progressista”, forse sarebbe il caso che cominciasse a non dividere Genova tra chi paga affitti salati e chi deve incassare meno perché la tassazione lo soffoca, tra chi credeva davvero nel cambiamento e chi, dopo pochi giorni, magari si è già pentito di averla votata.

 

 

Perché è difficile parlare di “unione” quando le prime decisioni amministrative colpiscono proprio quella parte di cittadinanza che dovrebbe essere il cuore pulsante del centrosinistra: la classe media, i piccoli proprietari, i lavoratori onesti. Potremmo parlare di una scelta politica, legittima benché durissima?. Purtroppo esiste un secondo problema – anzi, quella che si può definire la vera ipocrisia – che arriva quando la stessa Salis si alza in piedi per attaccare il Governo a suon di accuse per giustificare il suo “primo taglio”. Peccato che dimentichi un “piccolo” particolare: il centro sinistra – quello che si dichiara progressista e solidale - negli anni in cui ha avuto le redini in mano ha mascherato le proprie azioni con le cosiddette “politiche dell’austerità” o con “manovre finanziarie” in stile mani di forbice. Come accaduto sulla Sanità pubblica, o sull’Istruzione. Ma concediamo a Silvia Salis la sorpresa del suo debutto: ha sorpreso infatti chi credeva ancora che la sinistra difendesse i più deboli. Invece no. Difende le proprie narrative, i propri slogan, e nel frattempo si prende i tuoi soldi.