l’ipotesi

Nuova legge elettorale, FdI accelera. Schlein teme Franceschini e il Pd si spacca ancora

Edoardo Romagnoli

La nuova legge elettorale, per ora, non s’ha da fare. Lo ha ribadito sia il presidente della Commissione Affari costituzionali al Senato Alberto Balboni di Fratelli d'Italia «non esiste alcuna proposta di legge elettorale», sia la segretaria del Pd Elly Schlein «non c'è stato nessun contatto con la maggioranza». Ma partiamo dall’inizio. Oggi la legge elettorale è il Rosatellum che prevede una parte con sistema maggioritario uninominale e una parte con metodo proporzionale. L’ipotesi che circola per sostituire la legge ideata da Ettore Rosato nel 2017 ricalca quella in vigore per le elezioni regionali e prevede di cancellare i collegi uninominali lasciando il sistema proporzionale in cui ciascuna lista di partito è collegata a un candidato premier di coalizione con un premio di maggioranza del 15% per la coalizione che superi il 40%. Per i partiti piccoli la soglia di sbarramento sarebbe fissata tra il 3 e il 5%. Ma ancora è tutto in itinere per vari motivi.

 

  

 

Il primo: nella maggioranza non c’è ancora un accordo. Con il Rosatellum Forza Italia e Lega hanno potuto esprimere più parlamentari di quanto le loro forze elettorali gli permetterebbe di eleggere con la nuova legge. E i seggi derivanti dal premio di maggioranza non riuscirebbero a compensare le perdite. In quel caso FdI avrebbe in mano un asso pigliatutto. Non solo. La Lega in questo momento nicchia perché vuole che prima venga portata a casa la legge sull’autonomia e solo in un secondo momento sarebbe disponibile a intavolare una discussione sulla nuova legge elettorale. Mentre in FdI, nonostante in molti vorrebbero legare la nuova legge elettorale al premierato, è ormai chiaro che non c’è tempo per aspettare l’approvazione del ddl Casellati, visto che difficilmente entrerà in vigore prima del 2027.

 

 

Nell’opposizione piace la proposta Franceschini di presentarsi insieme nei collegi uninominali che usano il maggioritario e da soli nei seggi con metodo proporzionale. Ma qui i problemi sarebbero due. Il primo, e più banale, è che nell’ipotesi che circola i collegi uninominali scomparirebbero. Ma anche in caso restassero, a seguito di una mediazione fra opposizione e maggioranza, Elly Schlein e Giuseppe Conte si troverebbero a contendersi il posto da premier. E in quel caso la segretaria dem dovrebbe affrontare le primarie contro Conte che potrebbe contare sui voti di Avs. Ancora però l’ipotetico è d’obbligo l’unica cosa certa è che oggi in Commissione Affari costituzionali al Senato si incardina il disegno di legge per cancellare i ballottaggi nei comuni, sopra i 15 mila abitanti, dove il candidato sindaco raggiunge il 40%. Un primo passo che però sta già facendo discutere.