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Il Muccassassina spegne la musica per il comizio di Schlein. Il vecchio adagio gay-Pd

Edoardo Sirignano
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Schlein si prende il «Muccassassina», anche se non manca qualche mugugno e fischio tra gli omosessuali presenti, i quali volevano perlopiù divertirsi e non sentirsi l’ennesimo comizio. La segretaria del Pd, come la migliore volpe di collodiana memoria, si reca nella storica discoteca romana, simbolo del mondo Lgbt, proprio nel giorno in cui l’Italia, a differenza di un terzo degli Stati membri, rinuncia a firmare una dichiarazione sui diritti, basata innanzitutto sul tema «gender», argomento che non c’entra nulla con le lotte per fermare la discriminazione nei confronti delle coppie formate da persone dello stesso sesso. Nonostante ciò, Elly, sfruttando il giorno dedicato alla lotta all’omotransfobia, accompagnata dal fido portavoce Alivernini, l’unico a quelle latitudini col vestito, tra drag queen e ballerini seminudi, fa la morale al governo Meloni.

 

 

Dopo l’intervento di Mario Colamarino, storico esponente della comunità Lgbt, che rivolgendosi al governo dice a chiare lettere «vergogna», irrompe la Schlein che, dopo essersi scusata per l’interruzione della musica spiega come il suo «è solo un modo per rispondere a un esecutivo, che ancora oggi, fa scendere la nostra Italia alla 36esima posizione su 48 in Europa rispetto al tema. Se guardate la mappa sui diritti, è come se ci fosse ancora un muro che divide il continente e noi siamo ovviamente in quella sbagliata». Accuse indirette anche verso la ministra Roccella: «Vorrei dire a quella destra, che ogni giorno, ci riempie la testa con la retorica sulla famiglia, che di famiglia non ce ne è solo una, quella tradizionale di cui tanto parlano».

 

 

Non mancano gli applausi dei soliti compagni, ma neanche le espressioni di noia e di dissenso da parte di chi è arrivato nello storico multipiano di via Portonaccio solo per ballare. Ragione per cui, tra un passo e l’altro dell’ultima hit, c’è chi, in romanesco, avrebbe detto: «Aridateci Vladimir! Era meglio quando a ricordarci diritti sacrosanti c’era la solita Luxuria, almeno lei capiva e ci faceva pure divertire. Adesso, invece, tocca sentirci i leader, che non vanno più da Vespa, ma vengono qui». A sottolineare come sia la prima volta che un segretario dem parli al Muccassassina è Sebastiano Francesco Secci, avvocato e già portavoce del Roma Pride, che immortala, mediante una storia Instagram, a ritmo di Gloria Gaynor, la visita che non ti aspetti.

 

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