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Bari, bufera su Decaro per la foto con la sorella del boss. Lui si difende e il Pd lo blinda

Sarà l'ufficio di presidenza convocato per mercoledì a stabilire se, quando e come del 'caso Bari' si occuperà la commissione Antimafia. Intanto è una foto del sindaco Antonio Decaro con due parenti del boss Antonio Capriati a far riaccendere la polemica politica. Lo scatto, ripescato dai social e pubblicato da 'Il Giornale' e 'La Verità' ritrae il primo cittadino con una delle sorelle del boss di Bari Vecchia e con la figlia della donna. "Decaro non si è accorto di nulla? Che ci dice della foto? Conosce questi familiari, queste persone, questi ambienti? Che rapporti aveva con loro? - si affretta a chiedere Maurizio Gasparri - C'è materiale affinché le sedi istituzionali competenti approfondiscano i legami che ci sono tra aziende municipali controllate dal Comune, con delega a Decaro, il Comune di Bari e ambienti tutt'altro che trasparenti". Lo stesso, da FdI, fa Tommaso Foti: "Decaro fotografato con due donne che sarebbero rispettivamente sorella e nipote del boss ergastolano Antonio Capriati. Vero o falso?", domanda.

 

  

 

È lo stesso sindaco di Bari a rispondere, con una diretta Facebook dal suo ufficio, in Comune: "Stamattina io mi sono svegliato e ho trovato la mia faccia su alcuni giornali nazionali, accostata tra l'altro al termine mafia", esordisce. Poi racconta di non aver riconosciuto le due donne e di aver chiesto aiuto: "Ho chiamato don Franco, il parroco della cattedrale, e abbiamo capito tutti insieme che sono due persone che sono parenti del boss Capriati ma che non hanno nulla a che fare con il resto della famiglia", dice chiaro. Di più. "Non c'entrano nulla e non vedo perché si debbano trovare la foto sui giornali nazionali e in tutte le trasmissioni di oggi solo perché hanno chiesto al sindaco di fare una fotografia davanti al loro negozio", aggiunge. Decaro nega ogni ipotesi di "trattativa Pd-mafia", assicura "massima disponibilità" alla commissione del Viminale che si è insediata oggi in comune ("Abbiamo le porte del comune spalancate. Non abbiamo niente da nascondere. Abbiamo sempre cercato di lavorare nel rispetto delle regole e della legalità", ribadisce) e si dice "pronto a rispondere" anche in commissione. Intanto Giorgia Meloni difende l'operato del Governo: "Penso che le accuse rivolte al ministro Piantedosi siano francamente vergognose - tuona la premier - Penso che abbia agito correttamente, l'accesso ispettivo che è stato disposto dal ministero dell'Interno non è pregiudizialmente finalizzato allo scioglimento, è una verifica che va fatta ed è esattamente la stessa misura che sarebbe stata utilizzata nei confronti di qualsiasi altro Comune. Quindi le accuse di utilizzare politicamente questi strumenti le rinvio al mittente. Noi non abbiamo fatto alcuna forzatura", dice chiaro.

 

 

La pensa diversamente il Pd che accusa il centrodestra di utilizzare Bari come "arma di distrazione di massa". "Giorgia Meloni con l'operazione Bari vuole coprire i fallimenti del suo Governo e i problemi giudiziari dei suoi ministri. Anche perché gli unici ad avere problemi con la giustizia sono i suoi ministri. Noi continuiamo a chiedere le dimissioni urgenti di Santanché. Le chiediamo da tempo, ma ora che l'inchiesta sta andando avanti non sono più rinviabili", dicono chiaro dal Nazareno. "Alle accuse della destra a Decaro ha risposto già la città, che si è riversata in piazza l'altro giorno, c'erano più di diecimila persone - aggiungono dem - Per coprire i loro fallimenti usano diversivi e gettano la palla in tribuna ma è un gioco che non può durare all'infinito, le persone se ne accorgono che le loro condizioni di vita peggiorano". Sulle parole pronunciate in piazza, sabato a Bari, torna invece la presidente della commissione Antimafia Chiara Colosimo: "Vere, false o fraintese sono profondamente sbagliate. A mio avviso sarebbe un atto di profonda maturità politica riconoscerlo trasversalmente e allo stesso tempo dire una cosa facile: cioè che tutte le volte che uno subisce una minaccia, chiunque questo sia, deve denunciare", taglia corto. Ammette l'errore del governatore pugliese anche il suo predecessore Nichi Vendola: il suo è stato un racconto "iperbolico - ammette - Ha fatto un danno, ha sovrapposto un racconto alterato a tutta la città di Bari". E sul punto torna anche il governatore della Puglia, Michele Emiliano, che al Tg1 spiega: "Io parlavo a una piazza intera che ha capito perfettamente cosa stavo dicendo, ma è probabile che fuori da quella piazza fosse più facile invertire il significato di quello che avevo detto. Io non credo di aver fatto errori, perché quando si dice la verità e si raccontano le cose per come sono andate, non bisogna aver paura di nulla".