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Ultimi sondaggi: la prospettiva di Meloni. Noto: "Il campo largo lo fa la destra"

Edoardo Sirignano
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«Se per il gli elettori del Pd il campo largo è un progetto da continuare, per i 5 Stelle è un fallimento in partenza». A dirlo il sondaggista Antonio Noto.

Come cambia il centrosinistra dopo la Basilicata?
«Per quanto riguarda il campo largo delle amministrative, dopo quest’esperienza cresce il disinteresse ad attuarlo. Basti pensare al Piemonte. Discorso diverso, invece, è l’attuazione di tale modello alle politiche. L’opposizione, in quel caso, come ben spiegato a Porta a Porta, sa che divisi si perde».

Il Pd, intanto, ne esce indebolito?
«Non ne esce rafforzato. La querelle di candidati, durati una notte, non fa bene. A uscirne indebolito, però, tutto il centrosinistra. Il campo largo l’ha fatto alla fine Bardi».

Sarà premiata la virata a destra di Renzi e Calenda?
«Chi vota Italia Viva segue soprattutto Renzi. All’interno di Azione, invece, Calenda non sempre viene ascoltato. Vedi Abruzzo. Il Terzo Polo, comunque, per coloro che ne dovrebbero far parte è più una necessità in vista delle europee che un piacere».

L’asse col Pd e lo scandalo dossieraggio indeboliscono Conte?
«Nel M5S è considerato una vittima dell’uso politico della giustizia. Anzi, adesso, è molto più forte di Grillo».

Sempre più certezza la crescita di Forza Italia...
«Tutti gli istituti la danno tra il 7 e l’8%. Forza Italia, senza Berlusconi, attira una parte di elettorato moderato, prima intimidita dal leader».

Possibile ancora il sorpasso sulla Lega? Influiscono le ultime uscite di Salvini?
«Le sue posizioni sulla Russia sono uguali da anni. Il problema non è Salvini, ma una classe dirigente, che soffre un posizionamento troppo a destra. Alle europee ci sono le preferenze, ragione per cui il parere degli amministratori conterà».

Meloni si è posta come obiettivo il 26%. Una soglia davvero raggiungibile?
«Un obiettivo più che perseguibile. Tutti i sondaggi la danno al di sopra. Meloni è stata brava a non dire che alle Politiche vota il 65% dell’elettorato, mentre alle Europee, a mala pena, si va oltre il 50%. Riconfermando, dunque, il 26% vorrebbe dire prendere meno voti delle politiche. Ancora una volta prevale la tattica».

La sconfitta sarda indebolisce la maggioranza?
«No, così come non la rafforza la vittoria di Marsilio o quanto accadrà in Basilicata. Discorso diverso il Piemonte, in cui le europee potrebbero influire».

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