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Dossieraggio, “macroscopica inopportunità”. Faraone inchioda Cafiero De Raho

“Mi sono limitato a delegare al gruppo Sos della Dna approfondimenti investigativi, in piena conformità alle leggi, alle disposizioni di servizio e sotto il pieno controllo del procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo”. Sono queste le parole usate ieri da Antonio Laudati, che ieri avrebbe dovuto presentarsi per l’interrogatorio sulla vicenda del presunto dossieraggio, ma che ha disertato la convocazione. Laudati, però, ha fatto di più che avvalersi della facoltà di non rispondere. Ha messo nero su bianco, in una nota condivisa con l’avvocato Andrea Castaldo, le sue ragioni e "cristallizzato" la sua verità, ovvero che tutto il lavoro era sotto il controllo di De Raho, tanto che gli atti d'impulso delle indagini erano firmati dal capo ed attuale deputato del Movimento 5 Stelle, allora capo dell’Antimafia.

 

  

 

La vicenda non è passata affatto inosservata dalle parti di Italia viva, con il capogruppo alla Camera, Davide Faraone, che ha messo alle strette l’onorevole De Raho e tutti i grillini, sempre pronti ad alzare la voce e ora alquanto silenti: “Questi del M5S sono grandi esperti in conflitti d’interesse, naturalmente sempre solo quando non riguardano loro. Nessuno del Movimento si accorge della macroscopica inopportunità della partecipazione di Cafiero De Raho alle sedute della commissione antimafia sull’inchiesta dossieraggio? Visto che lui non mostra alcuna sensibilità al riguardo, nessun ‘sacerdote’ della correttezza e della moralità gli suggerisce di lasciare, soprattutto dopo le dichiarazioni del Pm Antonio Laudati che afferma che l’ex Procuratore antimafia era al corrente di tutto?”. “Magari - chiosa Faraone in un messaggio su X, l’ex Twitter - potrebbe rimettere piede in commissione come persona da ascoltare, non certo come componente visto che direttamente coinvolto nell’inchiesta”.