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Toscana, scontro sul modulo LGBT a scuola: "Il Pd perde il pelo ma non il vizio"

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Christian Campigli
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Dopo Pontassieve, anche Figline Valdarno sceglie di seguire una strada densa di insidie. In particolar modo, per i soggetti coinvolti. Un autentico guanto di sfida, che le amministrazioni rosse hanno voluto lanciare al governo di centrodestra. L'educazione sessuale nelle scuole, come riportato dal quotidiano online Valdarnopost, torna al centro di una vibrante polemica squisitamente politica. Si chiama Love Lab+ il laboratorio di educazione all’affettività e alla sessualità per le scuole secondarie di primo e secondo grado presentato dall'assessore alla scuola Francesca Farini.

 

 

"L’obiettivo di Love Lab+ è sempre quello di creare uno spazio di confronto e riflessione, attraverso incontri tenuti da professionisti di vari settori, per aiutare i giovani a difendersi dagli stereotipi e dalla cattiva informazione nel delicato passaggio dall’infanzia all’età adulta. In questa seconda edizione è prevista però un’importante novità, ovvero un modulo dedicato all’approfondimento delle tematiche LGBT+, che verrà trattato da un punto di vista storico-sociale”. Un percorso che ha coinvolto circa 120 studenti degli Istituti comprensivi di Figline e di Incisa e dell’Isis “Giorgio Vasari” e ha visto un investimento di 14mila euro, di cui 1000 euro finanziati dalla rete antidiscriminazioni RE.A.DY. Una scelta, quella dell'amministrazione di Figline, che non ha convinto affatto il consigliere regionale di Fratelli d'Italia, Elisa Tozzi.

 

 

“Il Partito Democratico perde il pelo ma non il vizio. Dopo l'amministrazione comunale di Pontassieve, anche quella di Figline Valdarno fa rientrare i corsi di educazione all'affettività e alla sessualità nell'ambito di progetti educativi che avrebbero invece a oggetto tutt'altro. Un bieco tentativo di indirizzare i percorsi formativi dei ragazzi, in un'età particolarmente sensibile e delicata, su questioni legate alla sessualità e alle teorie del cambio di sesso. Si parla di non meglio qualificati professionisti, addirittura si introduce alla cultura LGBTQ+. Tutto questo come se questa società fluida propinata dal politicamente corretto fosse diventata la normalità. Come se normale fosse il sentirsi uomo/donna a seconda di come ci si sveglia la mattina. È un'iniziativa che condanno fermamente proprio perché non credo che sia il modo opportuno di trattare certi temi. Rifiuto la strumentalizzazione della scuola, utilizzata per veicolare degli stereotipi culturali che ritengo pericolosi”, ha dichiarato. 

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