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Nuovo piano Meloni sui migranti: "Modello Caivano per il Nord Africa"

Dario Martini
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Il 2023 è stato contrassegnato da un record di sbarchi. Ma gli ultimi mesi dell’anno e l’inizio del 2024 hanno registrato una netta inversione di tendenza. Il vento è decisamente cambiato. I primi 45 giorni dell’anno sono addirittura il miglior avvio dal 2017 (senza contare la parentesi del Covid e il 2019 quando erano in vigore i decreti Sicurezza di Salvini). È il segno che le politiche messe in campo dal governo, soprattutto grazie all’accordo con la Tunisia, stanno funzionando. Tutto ciò è stato ricordato ieri pomeriggio da Giorgia Meloni nell’informativa sulle politiche migratorie in Consiglio dei ministri. Nel corso della seduta il premier ha lanciato una nuova strategia per arginare ancora di più l’immigrazione clandestina dal Nord Africa, per quello che ha definito un «modello Caivano» in Libia e Tunisia. In pratica, il presidente del Consiglio ha esortato tutti i ministri a replicare - con le dovute differenze - quanto fatto nella località campana, dove ogni rappresentante del governo ha messo in campo e ha portato avanti progetti ad hoc per combattere il degrado e dare un futuro a chi vive in questa area in provincia di Napoli. Adesso, i ministri dovranno fare altrettanto recandosi in prima persona a Tunisi e Tripoli. Innanzitutto Meloni ha ricordato ai componenti del governo quanto fatto sino ra. Prima con la Conferenza Internazionale su Sviluppo e Migrazioni, poi con la conferenza Italia Africa, con cui si è avviato il percorso del Piano Mattei.

Il premier ha ribadito che questo esecutivo non ha in mente una «cooperazione predatoria» nei riguardi delle Nazioni africane, bensì collaborativa: «Rivendichiamo tra i tanti diritti da tutelare anche il diritto a non emigrare». L’unico modo per contrastare gli sbarchi e contrastare i trafficanti di essere umani è aiutare le economie più fragili per rimuovere le cause che spingono a migrare. È la la strada che viene percorsa già oggi, «con il consistente calo degli sbarchi negli ultimi quattro mesi», ha sottolineato, «comparando le settimane di inizio anno rispetto all’analogo periodo del 2023 siamo al 41%». È qui che si inserisce il ragionamento squisitamente geopolitico. «Se 5 mesi fa la nostra prima preoccupazione erano gli arrivi dalla Tunisia ha detto Meloni ai ministri- oggi lo è divenuta la costa della Tripolitania, che sta facendo registrare un incremento di partenze». Fra le nuove fonti di pressione vi sono anche gli arrivi dal Sudan, a seguito del conflitto iniziato nell’aprile 2023: i profughi sudanesi non si fermano più in Egitto, ma giungono in Libia, e da lì vengono da noi. Senza dimenticare la decisione della giunta golpista in Niger di decriminalizzare in traffico di migranti, con conseguente aumento delle partenze. Quella di Meloni è una vera e propria "chiamata" all’azione rivolta a tutti i ministri, che sia operativamente che mediaticamente, dovranno dar vita a un nuovo modello Caivano da proporre per il nord del continente africano, soprattutto in Tunisia e Libia, pur tenendo in considerazione le profonde differenze tra Tripolitania e Cirenaica. «Vicinanza» e «spirito di solidarietà» dovranno essere le parole d’ordine. Andranno impostati tavoli ministeriali in ogni settore che rafforzino la collaborazione. «Andiamo tutti in Libia e Tunisia- ha concluso Meloni- sviluppiamo progetti, controlliamone l’esecuzione, coordinando - come per Caivano- le presenze, in modo che siano cadenzate e diano il senso della continuità».

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