detenuta

Ilaria Salis, il governo lavora ma Schlein continua a strumentalizzare il caso

Christian Campigli

«La diplomazia rassomiglia ad un incontro di pugilato con guanti glacé nel quale il suono del gong viene sostituito dal cincin dei bicchieri di champagne». Una massima, quella resa immortale dall’ex presidente francese Georges Pompidou che, evidentemente, non deve essere nota ad Elly Schlein e ai suoi adepti. Mentre il governo italiano cerca di abbassare il volume sulla vicenda di Ilaria Salis, per provare a riportare l’insegnante con simpatie anarchiche nel nostro Paese, la sinistra strumentalizza l’episodio per attaccare l’esecutivo e la maggioranza di centrodestra. E questo, nonostante l’evidente interessamento di esponenti di spicco tra i moderati, dal presidente del Senato, Ignazio La Russa al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, solo per citarne un paio. Tutti impegnati nel chiedere all’Ungheria di far scontare alla trentanovenne (qualora condannata) gli arresti domiciliari in Italia, garantendo misure di sicurezza come il braccialetto elettronico.

 

  

 

«Si sono mossi in tanti, il procuratore capo è andato a trovarla, sicuramente c’è stata una grande attenzione da parte delle autorità ungheresi: ma non dobbiamo dimenticare che sono più di 2.400 gli italiani detenuti nel mondo, noi seguiamo e diamo assistenza a tutti – ha sottolineato il leader forzista in un’intervista al Corriere della Sera –. Anche ieri, a Bruxelles, ho parlato col ministro degli Esteri ungherese, abbiamo riscontrato una disposizione ad ascoltarci, stanno facendo tutte le verifiche che abbiamo chiesto sulla tutela della detenuta. Noi siamo stati colpiti dal modo in cui la signora Salis è stata tradotta in tribunale. Seguiremo il caso con il rispetto dovuto alle procedure della giustizia ungherese, ma sosterremo con attenzione e continuità la famiglia e gli avvocati. Quando si negozia il silenzio è d’oro».

 

 

Concetti di assoluta lucidità, che contrastano con l’ultima uscita del segretario del Pd durante un’iniziativa organizzata a Teramo: «Io credo che Ilaria Salis del dolore e della sorpresa di Nordio non se ne faccia niente, né lei né la sua famiglia – ha detto la donna dai tre passaporti, riferendosi ad un’intervista rilasciata dal ministro della Giustizia al quotidiano La Stampa -. Vorremmo vedere un impegno più forte e concreto da parte di questo governo, forse in imbarazzo per l’amicizia della presidente Meloni con Viktor Orban, anche se ho visto che Meloni è molto felice di accoglierlo nella sua famiglia politica nonostante le immagini che hanno leso la dignità di una cittadina italiana, in Europa e nel mondo». Se il silenzio è d’oro, la parola è d’argento. E andrebbe usata cum grano salis.