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Ucraina, sì agli aiuti Ue: Meloni convince Orban

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Luigi Frasca
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L'Ue ha evitato ancora una volta una pericolosa spaccatura. Una divisione che in un momento delicato come questo avrebbe significato mettere a rischio l'esistenza stessa dell'Unione. Il Consiglio europeo straordinario ha trovato ieri l'accordo sulla revisione del bilancio pluriennale 2021-2027, con i 50 miliardi di aiuti necessari per la sopravvivenza dell'Ucraina. E buona parte dei meriti di questo accordo vanno proprio a Giorgia Meloni che ha tenuto i fili di un lunghissimo vertice notturno appena arrivato mercoledì sera a Bruxelles con Viktor Orban. Il premier ungherese infatti ha tenuto tutti col fiato sospeso per un mese e mezzo dall'ultimo vertice di dicembre, minacciando il suo veto fino all'ultimo. Poi ha dovuto capitolare dando il via libera ai fondi per Kiev. L'intesa complessiva è stata raggiunta grazie agli incontri dei vertici e big Ue delle ore prima del vertice e il summit l'ha solo certificata al suo inizio. Mercoledì sera il leader magiaro si era recato nell'hotel dove alloggia la premier Giorgia Meloni, che ha incontrato assieme al presidente francese Emmanuel Macron.

 

 

Ieri mattina l'incontro decisivo, a cui oltre alla premier e Macron si sono aggiunti il ​​cancelliere tedesco Olaf Scholz e la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e del Consiglio europeo, Charles Michel. Ma è stato proprio il governo italiano - sottolineano fonti di Palazzo Chigi - ad avere un ruolo di primo piano e Giorgia Meloni è stata protagonista in prima persona delle mediazioni che hanno consentito di arrivare alla soluzione che ha messo d'accordo tutti. Ai microfoni il premier italiano si dice molto soddisfatto: «Abbiamo portato a casa una soluzione a 27. Non era facile, noi siamo sempre stati convinti che una soluzione a 26 sarebbe stato un problema, un precedente pericoloso», ha rimarcato, ricordando come negli incontri con Orban ha lavorato «cercando di portare a un punto che ci consentisse di non dividere l'Europa in un momento come questo» e adottando il suo metodo di dialogare con tutti e non pensando «di risolvere i problemi parlando con due o tre persone ». «Missione compiuta», è il commento del premier ungherese che si vanta del fatto che «i fondi dell'Ungheria non finiranno in Ucraina e disponiamo di un meccanismo di controllo alla fine del primo e del secondo anno». Di fatto, il leader sovranista incassa solo una revisione annuale effettuata dalla Commissione europea sulle risorse, senza però passare per un voto all'unanimità come chiedeva, e «se necessario, tra due anni il Consiglio europeo inviterà la Commissione a presentare una proposta di revisione nel contesto del nuovo Quadro finanziario pluriennale».

 

 

Una richiesta che invece dovrà avvenire con il consenso di tutti i 27. Per andare incontro alle richieste di Orban, che ancora non si è visto erogare circa 22 miliardi, il vertice ha poi fatto un richiamo alle conclusioni del Consiglio del dicembre 2020, sulle norme che regolano i fondi del Next Generation Eu e del bilancio, sottolineando che l'applicazione delle condizionalità sullo Stato di diritto deve essere «obiettiva, equa, imparziale e basata sui fatti, garantendo il giusto processo, la non discriminazione e la parità di trattamento degli Stati membri». L'aumento di bilancio approvato prevede 64,6 miliardi di euro in più (di cui 33 miliardi di prestiti e 10,6 miliardi di riallocazioni), di cui 50 sono per l'Ucraina (17 miliardi di sovvenzioni e 33 miliardi di prestiti) , 2 miliardi per «Migrazione e gestione delle frontiere», 7,6 miliardi per il «Vicinato e resto del mondo», 1,5 miliardi per il Fondo europeo per la difesa nell'ambito del nuovo strumento Step (piattaforma per le tecnologie strategiche per l'Europa).

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