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Rummo, l'ultima folle crociata della sinistra: parte il boicottaggio della pasta

Nel contesto dell'Italia contemporanea, una visita politica a uno stabilimento industriale può trasformarsi in una battaglia mediatica imprevista, alimentata dalla polarizzazione ideologica che permea il dibattito pubblico. L'ultimo episodio di questa dinamica è stato il caso legato allo stabilimento Rummo di Benevento, che ha attirato l'attenzione nazionale dopo la visita del leader della Lega, Matteo Salvini. Lo stabilimento, risorto dall'alluvione devastante del 2015, era diventato un simbolo del rinascimento industriale italiano. Ma la visita di Salvini ha scatenato una reazione inaspettata da parte di alcuni settori politicamente orientati, dando vita a una controversia che va oltre il mondo dell'industria alimentare. Il boicottaggio è stato orchestrato principalmente dalla sinistra, che ha deciso di etichettare la pasta Rummo come la "pasta dei fascisti". Accuse di collaborazione con un "secessionista padano" hanno dato il via a una vera e propria tempesta sui social media, con l'hashtag #boicottarummo che ha rapidamente guadagnato terreno.

 

  

 

Cosimo Rummo, il titolare dell'azienda, ha espresso il suo stupore e disappunto di fronte a questa reazione, sottolineando la natura aperta e inclusiva della sua attività. Ha dichiarato di essere "letteralmente senza parole" di fronte al livello di animosità e rancore manifestato da coloro che lo accusano di aver aperto le porte dello stabilimento a un leader politico di destra. Il caso richiama alla mente episodi simili del passato, come quello di Barilla, in cui il boicottaggio sui social media ha avuto un impatto significativo sulla reputazione aziendale. La differenza di fondo sta nel fatto che, nel caso Rummo, la polarizzazione politica sembra aver raggiunto livelli più intensi, con un linguaggio aggressivo e una chiara mancanza di rispetto nel "dibattito" online.

 

 

La reazione di Cosimo Rummo è stata di sconcerto e amarezza. Ha cercato di spiegare che la sua azienda accoglie tutti, indipendentemente dalle loro affiliazioni politiche, e ha sottolineato il valore sociale delle imprese. La sua affermazione che "le aziende hanno un valore sociale" è stata un tentativo di ribadire l'importanza di mantenere le questioni politiche separate dall'ambito aziendale. E dopo quella del 2015 su Rummo è arrivata una nuova colata di fango inaspettata, con la sinistra che come al solito vuole male alle aziende italiane.