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Scuola, il Pd difende chi occupa. Salvini: "Bene 5 in condotta"

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Christian Campigli
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Scegliere perennemente la parte sbagliata. Difendere, con costanza certosina, chi non rispetta le regole, chi sfascia e non vuol pagare, chi pretende senza impegnarsi al massimo. La sinistra conferma questa tafazziana tendenza anche quando si parla di scuola, un tema che, per questo governo, sta diventando centrale. Non solo perché nel ministero competente è stato scelto un uomo preciso e determinato come Giuseppe Valditara, ma anche per la volontà del centrodestra di assicurare un autentico futuro ai nostri giovani. Senza dimenticare la determinata ostinazione di togliere ai progressisti un cospicuo bacino elettorale. La conferma che l’aria sia cambiata e che la festa, per alcuni nullafacenti, sia terminata da un pezzo, giunge dalla capitale. Il preside del liceo Torquato Tasso, Paolo Pedullà, ha proposto, a seguito dei danni subito dall'istituto durante l’occupazione, dieci giorni di sospensione agli studenti coinvolti, di cui due senza obbligo di frequenza, oltre ad attività socialmente utili nel pomeriggio e un voto di 5 in condotta al trimestre.

 

 

Sia ben chiaro: i piccoli rivoluzionari non saranno costretti ad andare in miniera. Il dirigente ha semplicemente paventato l’ipotesi che gli alunni debbano leggere un libro e redigere un elaborato sul testo. Queste misure, in ogni caso, richiedono l’approvazione dei consigli di classe e sono intese come una risposta educativa alle azioni degli studenti, che hanno occupato l’istituto per una settimana. Il dirigente scolastico ha sottolineato l’importanza della libertà d’espressione e di opinione, ma ha anche rimarcato che esistono modi democratici per esercitarla. Un pubblico apprezzamento per l’azione di questo preside è giunta dal ministro Valditara. «La scuola costituzionale e dunque democratica è quella che insegna a rispettare le regole e a coniugare libertà con responsabilità». Sulla vicenda, con un post pubblicato ieri sulla propria pagina Facebook, è intervenuto anche il leader della Lega e vice premier, Matteo Salvini: «Sospensioni, attività socialmente utili e 5 in condotta. Giusto così, chi occupa e rompe paga». Tutti d’accordo quindi? Nemmeno per idea. Il Partito Democratico, lo stesso che chiede la forca ai commercianti che dimenticano dibattere uno scontrino da un euro, è convinto che, in questo caso, il rispetto delle regole sia una forzatura. Un autentico sopruso.

 

 

«Sbagliato esaltare il pugno duro, come fa il ministro Valditara - ha affermato il deputato dem Michela Di Biase - La punizione pesantissima che la dirigenza scolastica ha proposto per gli studenti piace al ministro perché riflette la sua stessa idea, tutta schiacciata sulla condotta e sul merito. Un modello sbagliato, perché la scuola deve servire a formare cittadini consapevoli e dovrebbe essere ancorata al principio del dialogo, non delle punizioni». Sulla medesima linea di pensiero anche Irene Manzi, capogruppo Pd in VII commissione (quella che si occupa, per intendersi, di cultura, scienza ed istruzione). «Al ministro vorremmo ricordare che la scuola è il luogo dove le regole si imparano, e si impara a rispettarle. Sono luoghi che si fondano sul sacrosanto principio dell’autonomia; in cui, prima di comminare le sanzioni agli studenti indisciplinati, si prova a capire le ragioni che spingono alcuni a trasgredire le regole. Non sono le sanzioni il modo migliore per ottenere questo risultato». È bene ricordare come i motivi della protesta degli studenti fossero palesemente strumenti e rivolti a contestare all'esecutivo la mancanza di programmi incentrati sulla pedagogia transfemminista e l’assenza di materie quali l’educazione sentimentale e sessuale.

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