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Giorgia Meloni spegne la polemica: "Legge bavaglio? Viene dall'opposizione"

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A causa di una sindrome otolitica che ha colpito il presidente del Consiglio, il tradizionale incontro di fine anno con la stampa è stato posticipato ben due volte, prima dal 21 al 28 dicembre e infine a oggi, giovedì 4 gennaio. Economia, riforme, dossier internazionali: sul tavolo l'agenda dei prossimi mesi, le sfide del 2024 e le ultime, accese, polemiche. Ad aprire la conferenza stampa è stato il presidente dell'Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli. "Questo governo si è mosso in maniera efficace nel sostegno all'editoria, in particolare nel comparto delle agenzie di stampa; ma occorre fare ancora di più, c'è troppo lavoro povero. Troppi compensi che assomigliano più a un'elemosina che a una retribuzione". 

 

 

Poi la parola è passata al premier. "Ho poche cose da dire, lascerò spazio alle domande. Questo sarà un anno importante e complesso per tutti, abbiamo diverse scadenze. Anche in Europa. Mi aspetto rispetto, ma non di certo sconti": così ha esordito la leader di Fratelli d'Italia. Dopo l'introduzione, Meloni ha subito "preso di petto" l'ultima bufera. "La conferenza è stata rinviata due volte per questioni di salute, ma questo ha generato altra polemica. Io però non sono mai scappata, neppure dai giornalisti", ha ricordato. E la cosiddetta "legge bavaglio"? Meloni ha chiarito che è "frutto di un lavoro parlamentare" e che è "arrivata dall'opposizione. Non è un'iniziativa del governo, quindi la manifestazione avrebbe dovuto tenersi sotto il parlamento".

 

 

"L'emendamento Costa si aggancia a una normativa europea, riporta in buona sostanza l'articolo 114 del Codice di procedura penale al suo perimetro originale. Voi sapete che dalla riforma Orlando venne fatta un'eccezione consentendo la pubblicazione in toto o in parte di questo atto relativo alla carcerazione. L'emendamento non toglie il diritto del giornalista a informare, il giornalista può conoscere gli atti e riportarli ai cittadini. Si può infatti riferire chi è l'arrestato. Non vedo bavagli a meno che non si dica che c’è stato il bavaglio fino al 2017. A me pare una iniziativa di equilibrio tra il diritto di informare e il diritto del cittadino, prima della condanna, a non ritrovare sui giornali particolari infamanti", ha aggiunto il premier

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