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Beatrice Venezi, la sinistra fa scena muta ma dimentica il caso Veronesi

Christian Campigli
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Due pesi, due misure. Nulla di nuovo, sia chiaro. Perché la convinzione di essere detentori di una sorta di patente di superiorità morale non è certo una novità per la sinistra italiana. Un atteggiamento evidente anche nella vicenda legata al maestro Venezi e agli insulti riservati all'artista toscana durante l'esecuzione tenuta a Nizza in quanto "fascista". La sinistra non ha proferito parola in difesa della Venezi. Tutt'altro trattamento rispetto a quello riservato al maestro Alberto Veronesi. Letteralmente defenestrato dopo settimane di polemiche. Una vicenda surreale, della quale il nostro giornale si è occupato con grande attenzione. Dobbiamo fare un salto con la mente a luglio. Veronesi venne licenziato dopo il caso della Bohème, eseguita con la benda. Da quel giorno, non avrebbe più diretto il festival Puccini, a Torre del Lago in provincia di Lucca.

 

 

 

"Il Presidente del Festival Puccini, che mi ha mandato una lettera di licenziamento (ufficialmente con la giustificazione ridicola che sarei arrivato in ritardo a una prova) ha gettato la maschera - raccontò il maestro Veronesi - Ha boicottato il Concerto di inaugurazione dell’11 luglio, peraltro seguito da cinquemila persone, perché era prevista l’esecuzione dell’Inno a Roma, opera scritta da Puccini, mentre ha organizzato una bohème dove i protagonisti fanno il pugno chiuso per tutta l’opera, questi non scritti da Puccini. E chi non si allinea, chi vuole proteggere Puccini, chi contesta le strumentalizzazioni come il sottoscritto, viene licenziato. Cosa ne deduciamo? Che questo affezionato membro del Comitato Celebrazioni non intende celebrare Puccini, di cui probabilmente non frega nulla, ma celebrare la propria fede politica di sinistra.

 

 

Ora, lo chiedo al MIC, il finanziamento ai partiti è stato abolito, ma è giusto fare finanziamento all’arte che fa propaganda politica di partito? È giusto obbligare comparse e coristi ad alzare il pugno chiuso? Forse si, ma allora devi organizzare anche una regia con idee opposte, perché se decidi di fare propaganda politica non puoi sottrarti alle leggi della par condicio. Il sottoscritto, che ha diretto l’opera ad occhi chiusi, come faceva Von Karajan peraltro, è stato licenziato. Forse perché ha cercato di difendere Puccini e si è dissociato da una regia diversa da quella concordata?". Alberto Veronesi mise poi nel mirino il vero motivo del suo licenziamento: la politica. "Il Comunismo, sconfitto dalla storia e dalle elezioni, riemerge in forma coatta nella forma di una regia lirica. E con un Presidente dittatore degno erede di Pol Pot". 

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