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L'orgoglio di Giorgia Meloni: "La storia siamo noi"

Pietro De Leo
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Il riconoscimento del percorso compiuto da Fratelli d’Italia, di cui Atreju è stata bussola e pilastro nello stesso tempo, da forza d’opposizione fino a partito di governo. Ma è anche un punto sul lavoro fatto, gli ostacoli superati, quelli da affrontare e le prospettive. Giorgia Meloni sale sul palco della kermesse di Castel Sant’Angelo per le conclusioni dell’edizione 2023, accolta da applausi e da uno sventolio di bandiere tricolori. Al termine di una settimana dall’agenda fittissima. Nonostante l’abbassamento di voce, il discorso tocca tutti gli aspetti necessari. A partire dal ringraziamento a quella squadra, compresala sorella Arianna, dirigente del partito, che ha allestito e organizzato questa seconda Atreju «di governo». Il punto di spinta è anche di sentimento: «Abbiamo il dovere morale di ridare l’orgoglio di voler rivendicare, qui e fuori dai confini nazionali, "io sono italiano"».

Meloni passa, dunque, a sottolineare la compattezza della coalizione. «Voglio ringraziare Matteo Salvini e Antonio Tajani per 14 mesi di lavoro insieme che sono anche 14 mesi di amicizia, condivisione, lealtà. Il centrodestra esiste da 30 anni non per un incidente della storia ma per una condivisione di valori, e vogliamo mandare un ringraziamento a Silvio Berlusconi nel primo Atreju in cui non c’è più». E al ricordo del fondatore di Forza Italia, scatta l’applauso della platea. Poi si toglie un sassolino dalle scarpe in riferimento alla mancata partecipazione della segretaria Pd Elly Schlein: «Ho letto che la segretaria del Pd ha detto "vedo persone che sono lì per accreditarsi con chi comanda e obbedire agli ordini di chi comanda". Ecco, cara Elly, tu puoi anche decidere di non partecipare, ma non c'è bisogno di insultare chi ha accettato un invito dimostrando un coraggio che evidentemente a voi difetta». E al Pd dice: non ci dia lezioni, la storia siamo noi.

Non manca anche un’allusione indiretta a Chiara Ferragni: «Il vero modello da seguire spiega la premier- non sono gli influencer che fanno soldi a palate indossando degli abiti o mostrando delle borse o addirittura promuovendo carissimi panettoni con i quali si fa credere che si farà beneficenza ma il cui prezzo serve solo a pagare cachet milionari. Il vero modello da seguire è il modello di chi quella eccellenza italiana la inventa, la disegna, la produce, e tiene testa a tutti nel mercato globale». Meloni «punge» anche Saviano, senza citarlo: «Caivano è un territorio che era stato abbandonato dallo Stato. Voglio ringraziare di cuore le forze dell’ordine che presidiano quel territorio, uomini e donne talvolta figli e figlie di quei territori che hanno scelto la libertà e la legge che difende quella libertà. Storie da raccontare che nessuno scrittore racconta, forse perchè i camorristi fanno vendere molto di più, ci si fanno le serie televisive, regalano celebrità, ricchezza e magari un pulpito da New York da cui dare lezioni di legalità agli italiani, sempre si intende a pagamento».

Stando ai punti dell’agenda politica, rileva il passaggio sulla manovra economica, definita «espansiva nonostante una situazione drammatica ereditata dei conti pubblici».Il riferimento soprattutto al superbonus, opera di «qualcuno che faceva la campagna elettorale dicendo che si è potuto ristrutturare gratuitamente casa: "gratuitamente" ci ha lasciato un buco da 140 miliardi, quanto lo Stato spende in un anno per tutta la sanità». Quanto al reddito di cittadinanza, il superamento «lo rifarei mille volte. E se chi prendeva il reddito magari per lavorare in nero quando avrebbe potuto farlo pagando le tasse mi detesta, poco importa perché io non intendo comprare il consenso della gente, quello è un privilegio che lascio ad altre forze politiche». Altro tema fondamentale, poi, l’immigrazione: Secondo Meloni, «è il fenomeno più complesso che mi sia trovata a gestire in un'epoca già piena di fenomeni complessi, ma non mi interessano scorciatoie che puntano solo a risolvere per un po’ il problema. E sono pronta a pagare un prezzo in termini di consensi per dare una risposta vera, strutturale e definitiva». Capitolo cambiamento della forma di governo. Quello che arriva, spiegala Presidente del Consiglio, «sarà anche l'anno delle riforme con cui cambieremo l'architettura istituzionale, con l'elezione diretta del capo del governo: una normache consente a tutti gli italiani di decidere da chi farsi governare, impedisce i governi confezionati del palazzo, i ribaltoni e i tecnici che ci spiegano lapolitica». In generale, poi, la presidente del Consiglio respinge le critiche arrivate nel primo anno di governo. «Abbiamo lavorato a testa bassa, abbiamo raggiunto piano piano risultati che gli italiani riescono a vedere anche dietro la cortina fumogena del racconto livoroso e di parte di alcuni media». E ancora, rivolta alla platea, «vi ricordate il famigerato spread, l'indicatore che tanto piace ai commentatori che avrebbe dovuto spazzare via il governo? Attualmente è stabile 60 punti sotto a quando il governo si è insediato». Quando il livello aveva toccato i 200 punti, «in tre ore avevano già fatto la lista dei ministri del governo tecnico. Una cosa divertentissima che tradisce come questa gente anti-italiana spera nella catastrofe economica pur di andare al potere». E poi lo sguardo alle insidie del futuro: «Verremo contrastati con ogni mezzo, anche quelli non proprio legittimi, ma in fondo è un bene, gli avversari sono sempre un bene perché ti spingono a fare meglio».

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