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Giuseppe Conte bifronte cambia idea sul Mes: "Non lo voterò"

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Benedetto Antonelli
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La politica è l’arte del possibile. Si sa. Ma a volte si raggiungono picchi mai visti. Giuseppe Conte, che non estrema disinvoltura passò da un governo con la Lega ad uno con il Pd, oggi regala un’altra mossa da maestro: «Non voterò il Mes». Proprio lui che da presidente del Consiglio, allo "scadere" del suo secondo mandato a Palazzo Chigi, impegnò l’Italia ad accettare le modifiche del Meccanismo europeo di stabilità, stavolta si tira indietro, come se fosse sempre stato contrario ad una riforma del trattato che porrebbe il nostro Paese sotto un controllo più stringente dei conti pubblici. Era il 30 novembre 2020, quando il governo italiano, con Conte a capo, raggiunse una prima intesa in sede di Eurogruppo. Lo ha confermato Luigi Di Maio, allora ministro degli Esteri grillino, ieri sera a Piazzapulita.

L’attuale inviato Ue nel Golfo Persico ha fatto vedere i documenti con cui si preparava l’adesione che sarebbe dovuta essere formalizzata il 27 gennaio tramite il rappresentante permanente italiano presso la Ue. Di Maio ha mostrato anche un «appunto informativo», datato 10 dicembre, che confermava tutto ciò. È vero che il M5S non era per nulla convinto. All’epoca ci furono 58 parlamentari pentastellati che inviarono una lettera ai vertici del Movimento chiedendo di ripensarci. La pratica, però, andò avanti. Di Maio fa tutto ciò per dimostrare che non «agì con il favore delle tenebre», come invece lo ha accusato Giorgia Meloni in Senato. Resta il fatto che il governo di allora agì senza alcun mandato parlamentare, anche perché quasi sicuarmente una votazione in tal senso non sarebbe passata. Resta comunque il fatto politico. Conte e Di Maio a cavallo tra il 2020 e il 2021 diedero l’assenso del governo al nuovo Mes. Oggi, lo stesso Conte, fa sapere che non lo approverà mai. In un’intervista al Foglio dice convinto: «Il Mes se lo voterà Meloni. Con il Pd, Italia viva e Forza Italia».

Al momento, però, di votarlo non se ne parla. Alla Camera l’esame del Mes era previsto ieri, anche se come terzo punto. La conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha deciso di farlo slittare alla prossima settimana (ma in coda agli altri provvedimenti, quindi con la concreta possibilità che slitti ulteriormente). «In realtà era a tutti chiaro che non ci sarebbe stato il tempo per farlo e che quindi era soltanto un’ipotesi astratta. Lo sapevano tutti i capigruppo di opposizione, sapevano che non si sarebbe discusso tanto è vero che ne avevano preso atto», ha spiegato il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. Se ne riparlerà ad anno nuovo.

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