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Pnrr, il governo recupera 21 miliardi

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Gianluca Zapponini
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Un bottino più grosso di così era difficile ottenerlo. Ma non per il governo di Giorgia Meloni, che ha strappato a Bruxelles, a pochi giorni dalla promozione della manovra, l’aggiornamento del Pnrr, frutto di una negoziazione durata mesi. La Commissione europea infatti ha approvato lo sforzo italiano per ricalibrare investimenti e capitoli di spesa che hanno interessato circa 144 obiettivi dello stesso Piano. E il frutto di questa sorta di operazione chirurgica, sono altri 21 miliardi di euro. Praticamente come una seconda manovra, dopo quella seria e responsabile che ha convinto le agenzie di rating e i mercati. Il dividendo incassato dall’esecutivo, emerge da un documento presentato a latere della conferenza stampa tenuta da Raffaele Fitto, il ministro per gli Affari europei che ha le chiavi del Pnrr e che ha già annunciato di aver messo in cassaforte il pagamento della quarta rata, che per Roma vale poco più di 19 miliardi.

 

 

La tabella di marcia è stata serrata. Il 4 settembre è stato avviato formalmente il negoziato con la Commissione europea, che si è sviluppato in oltre 150 riunioni, di taglio tecnico e di taglio strategico, cui hanno preso parte la Struttura di Missione Pnrr della Presidenza del Consiglio, le amministrazioni titolari delle misure interessate e il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Il governo ha assicurato la massima condivisione con le parti sociali, le Regioni e gli enti locali nell’ambito della cabina di regia che si è riunita 20 volte da settembre. Tornando ai dettagli dell’aggiornamento, in sostanza, molte delle misure indirizzate alla crescita, alle infrastrutture e al sostegno del tessuto produttivo sono state contemplate negli interventi riformulati del Pnrr e non nella legge di Bilancio che è per forza di cose seria, responsabile e dunque dalla gittata non troppo lunga. Si tratta in totale, come detto, di più di 21 miliardi: di fatto una seconda Manovra tutta destinata alla crescita. Le risorse sono il frutto della rimodulazione del piano in un'ottica di efficientamento. Alcuni progetti irrealizzabili o non ammissibili sono stati modificati, alcuni progetti in particolare degli enti locali, che rischiavano di non essere realizzati nei tempi saranno finanziati tramite gli altri programmi europei e nazionali invece che con il Pnrr che ha tempistiche molto più stringenti. Insomma, quello che non si poteva fare, si farà e questo vuol dire nuovi investimenti per miliardi.

 

 

Uno dei piatti forti, tanto per fare un esempio, è la ricostruzione dell’Emilia-Romagna, Toscana e Marche: 1,2 miliardi di euro per i territori colpiti dall’alluvione di maggio 2023 per la difesa idraulica, il ripristino della viabilità delle infrastrutture stradali, il ripristino del patrimonio edilizio residenziale pubblico e delle strutture sanitarie e sociosanitarie di proprietà pubblica e il ripristino delle scuole e delle infrastrutture sportive, si legge nel documento. Ma non è tutto. Nell’ambito della riorganizzazione del Pnrr c’è molto spazio anche per le imprese, cuore pulsante dell’intero Piano: 12,4 miliardi, di cui 6,3 miliardi di euro, attraverso lo strumento del credito d'imposta, per sostenere la transizione verde e digitale delle imprese, come evoluzione di Transizione 4.0. E ancora, altri soldi in aggiunta per la salute: 750 milioni tra assistenza domiciliare integrata e la telemedicina per rafforzare l’approccio territoriale e innovativo della riforma della sanità contenuto nell’ambito del Pnrr stesso. E poi, rafforzata l’ambizione della missione 6 attraverso misure tese ad ampliare la dotazione complessiva di grandi apparecchiature utilizzabili nelle strutture ospedaliere e in quelle della medicina territoriale. Infine, le infrastrutture: 1,8 miliardi di euro per la realizzazione e il rafforzamento strategico di reti elettriche e per il gas, di cui: 450 milioni di euro per il rafforzamento Smart Grid e 500 milioni di euro per il Tyrrhenian link-est. Ancora, 200 milioni di euro per il collegamento elettrico Sardegna-Corsica-Italia e 60 milioni di euro per lo sviluppo di progetti di interconnessione elettrica transfrontaliera tra Italia, Slovenia e Austria e 63,2 milioni di euro a favore di interventi per incrementare la resilienza climatica delle reti elettriche.

 

 

«Con la Commissione europea c'è stato un confronto molto intenso e costruttivo. Esprimo la mia soddisfazione ed il ringraziamento per il metodo, l'approccio e il lavoro che con la Commissione abbiamo portato avanti, è un'eccellente dimostrazione di collaborazione positiva tra i due livelli isituzionali», ha chiarito soddisfatto in conferenza stampa lo stesso Fitto. Il quale ha poi rivendicato il pagamento della quarta rata, entro la fine dell’anno. «Nella comparazione con gli altri piani nazionali, nonostante il nostro Pnrr sia il più ampio, il nostro Paese è l'unico che ha chiesto il pagamento della quarta rata e se tutto va come ci aspettiamo riceverà il pagamento entro fine anno. Il Pnrr ha all'interno tre fonti di finanziamento: 68 miliardi a fondo perduto, 122 miliardi a debito e il fondo complementare da 30 miliardi: è un piano per oltre 150 miliardi a debito e le modifiche dipendono non solo dalle necessità per lo scenario modificato ma anche dall'obiettivo strategico di implementare la crescita, perché solo con la crescita si creano le condizioni per rientrare dal debito. Un messaggio di serietà e credibilità, una grande sfida per il Paese e l'Ue e credo possa essere un modello su cui costruire le politiche di sviluppo». Ben fatto.

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