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Giulia Cecchettin, il Pd strumentalizza il dolore della sorella Elena

Christian Campigli
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Utilizzare un episodio di cronaca nera, drammatico e toccante, per portare avanti, senza pudore, le proprie bislacche idee. Generalizzare un contesto specifico, per denigrare la famiglia tradizionale, per distruggerla e sostituirla con un ibrido chiamato gender. La sinistra ha gettato la maschera e ha deciso di sfruttare la tragedia di Giulia Cecchettin per attaccare il governo Meloni ed i valori tradizionali del centrodestra.

I primi ad intervenire ieri sono stati i social media manager del Pd. Sul proprio profilo Facebook, con tanto di logo ufficiale del partito, i dem hanno pubblicato un post con un volantino fin troppo esplicito. «A volte bisogna avere la decenza di stare zitti. Per rispetto di Giulia Cecchettin, di un padre a cui hanno ucciso la figlia, di un ragazzo e una ragazza a cui hanno ucciso la sorella. Chi oggi attacca Elena Cecchettin è senza vergogna». Una comunicazione rivolta, pur senza citarlo, al consigliere regionale veneto eletto nella lista Zaia, poi trasferitosi nel Misto, Stefano Valdegamberi, che si era soffermato sul disegno, a sua detta «satanico», della felpa indossata dalla sorella di Giulia, Elena. Un’uscita infelice da cui hanno preso tutti le distanze, a partire da Zaia. Condanna unanime arrivata sia da destra che da sinistra.

Eppure, i progressisti, pubblicando quel messaggio, hanno rilanciato però l’uso strumentale della tragedia. Ovvero, hanno portato avanti ciò che indicano come sbagliato. Ma non basta. Il Pd, in occasione di un evento su infanzia e adolescenza organizzato ieri al Nazareno, ha cavalcato una volta ancora la morte della studentessa. «Voglio iniziare questo incontro con il ricordo di Giulia Cecchettin che era poco più di una bambina e che è morta brutalmente per mano di un maschio – ha affermato Michela Di Biase Voglio mandare un messaggio: rispetto al messaggio sbagliato di proteggete le vostre figlie, noi diciamo educate i vostri figli». Se vi fossero stati poi dei dubbi sulla posizione del partito guidato da Elly Schlein, l’intervento di Annalisa Corrado, componente della segreteria del partito, li ha dipanati in un solo istante: «Elena ha usato parole perfette per individuare il vero problema: una società costruita sul patriarcato è una società violenta. E quando si attacca il patriarcato quello, poi, si vendica».

Già nei giorni scorsi, erano stati numerosi i tentativi dell’opposizione di colorare l’assassino di Giulia. Di descriverlo come il prototipo dell’uomo di destra. In molti avevano puntato il dito contro il governo e i suoi esponenti che, giustamente, avevano al contrario adottato riserbo e rispetto per una simile tragedia. Cercando di parlare solo lo stretto necessario. L’esatto contrario della sinistra, che su un simile episodio ha voluto metterci sopra il cappello. Non è un caso che, ieri, siano partiti virulenti attacchi anche al ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara e alla sua proposta di inserire nelle scuole italiane l'educazione sentimentale. «Un’ora di educazione alle relazioni solo nelle scuole superiori non basta. – si legge in una nota degli esponenti del Movimento Cinque Stelle in Commissione Cultura, alla Camera e al Senato - Il brutale omicidio di Giulia Cecchettin deve richiamare la politica alle proprie responsabilità. La repressione da sola non può bastare, serve una svolta culturale che non può non coinvolgere le scuole in un progetto ampio e dilungo respiro di prevenzione della violenza di genere». Sulla stessa linea anche + Europa con Riccardo Magi e il capogruppo Avs alla Camera, Luana Zanella, la quale ha detto: «Non si può prescindere dall’educazione sessuale ed affettiva nelle scuole. Bisogna agire nel profondo e fin dalla più tenera infanzia». 

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