Migranti

Migranti, tregua negli sbarchi. Piantedosi: Cpr in ogni regione

A Lampedusa sembrano lontani i tempi in cui l'isola era affollata da oltre 10mila migranti. E invece è trascorsa appena una settimana da quei giorni che hanno segnato la più grave emergenza sbarchi dal 2011 a oggi. Il centro d'accoglienza di contrada Imbriacola torna a respirare, con meno di mille persone ospitate all'interno di una struttura che potrebbe accoglierne comunque sempre non più di 250. Tanti sono minori non accompagnati, tutti attendono il momento in cui potranno lasciare l'isola alla volta di altri centri d'accoglienza della penisola. A fare il punto sulla situazione è stato Ignazio Schintu, vicesegretario generale della Croce Rossa Italiana, incontrando i giornalisti a contrada Imbriacola.

 

  

 

"Al momento il centro sta tornando alla normalità - ha detto -. Abbiamo circa 900 persone, 280 partiranno in serata con un aereo organizzato dall'OIM. All'interno ci sono circa 300 minori che è il problema maggiore proprio perché ci sono difficoltà nel trovare posti d'accoglienza in Italia, ma noi speriamo che nelle prossime giornate anche loro possano lasciare il centro". Determinanti in questo lento ritorno alla normalità sono le cattive condizioni meteo. "È previsto maltempo fino a martedì e pertanto, a parte i due arrivi di stanotte per un totale di un'ottantina di persone - ha proseguito Schintu -, non ci sono stati altri arrivi e non se ne prevedono altri. Però la situazione può cambiare da un momento all'altro e questo non possiamo prevederlo".

 

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Il vicesegretario della Croce Rossa auspica che, finché non saranno individuate strutture in grado di accogliere adeguatamente i minori, sarebbe più opportuno che rimanessero sull'isola: "Sarebbe inutile spostarli in questo momento in centri più grandi dove potrebbe non essere garantita l'assistenza - spiega -. Qui, con questi numeri, è garantita l'assistenza alle persone". Calma piatta dunque, almeno sul fronte degli sbarchi, ma con il timore che la situazione possa riesplodere da un momento all'altro. Intervenuto al Senato per il question time, il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha parlato ancora una volta del tema dei Cpr, e ha ricordato la necessità di un approccio corale alla gestione dei flussi, che coinvolga da un lato l'Europa, e soprattutto dialoghi con la sponda sud del Mediterraneo per accelerare i rimpatri.

 

 

"Al fine di rendere effettivi i rimpatri di coloro che non hanno titolo a permanere sul territorio nazionale stiamo lavorando - ha detto -, sul piano della collaborazione internazionale per incrementare gli accordi con i Paesi di origine e, contemporaneamente, per comprimere i tempi del procedimento di espulsione". "Il 70 per cento dei soggetti rimpatriati - ha detto Piantedosi a Palazzo Madama - è transitato per un Cpr. Ad oggi, circa il 50 per cento degli stranieri che vi vengono trattenuti viene rimpatriato. Questi dati indicano una forte correlazione tra il numero dei rimpatri e i posti disponibili nei C.p.r. che oggi sono insufficienti. Tale evidenza è alla base della decisione di realizzare nuovi Cpr sul territorio nazionale e ripristinare la piena funzionalità delle strutture esistenti. L'obiettivo - ha ribadito - è aprire almeno un centro in ogni Regione".