niente slittamenti

Il governo serra i ranghi: ora Ciriani chiede le presenze settimanali

Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, serra i ranghi del governo per evitare l’ingorgo dei provvedimenti alla Camera e al Senato. Alla pausa estiva manca poco più di un mese e sono ben sette i decreti che vanno convertiti in legge. Non sono ammessi incidenti di percorso. Così il capo di gabinetto del ministro, Massimiliano Luca, ha scritto a tutti i dicasteri affinché sia garantita la presenza degli esponenti dell’esecutivo sia in Aula che in commissione. La presenza è fondamentale, soprattutto in quest’ultima sede, dove in mancanza di un rappresentante dell’esecutivo, in genere un sottosegretario, la seduta viene sconvocata. Motivo per cui ogni sottosegretario dovrà indicare le proprie presenze settimanali, assicurando il rispetto degli impegni. Chi "sgarra" dovrà fare i conti con Giorgia Meloni. Alla fine del mese, infatti, verrà inviato un report direttamente sul tavolo del presidente del Consiglio. Il rallentamento dei lavori parlamentari della settimana appena trascorsa, dovuto alla morte di Silvio Berlusconi e al lutto nazionale, non c’entra nulla. L’iniziativa di Ciriani era già prevista, il ministro ci stava lavorando da giorni, in stretto contatto con Palazzo Chigi. I decreti vanno approvati entro sessanta giorni, pena la decadenza. Motivo per cui non sono ammessi ritardi.

 

  

 

I provvedimenti più importanti attualmente all’esame del Parlamento sono senza dubbio il decreto Lavoro, licenziato dal governo il primo maggio, e il decreto per l’alluvione dell’Emilia Romagna. Va approvato in tempi veloci anche il cosiddetto decreto «salva infrazioni Ue» e il neo decreto «Pa bis», varato nell’ultimo Consiglio dei ministri. Occorre ricordare che oltre ai decreti, le Camere stanno esaminando anche altri provvedimenti importanti, come la delega fiscale e l’autonomia differenziata. La maggioranza vuole chiudere presto anche la partita della proposta di legge targata FdI sulla maternità surrogata che diventerà reato universale, ovvero punibile anche quando commesso all’estero. Come detto, la verifica delle presenze sarà continua. Sottosegretari, viceministri e ministri dovranno «fornire al Gabinetto e al Dipartimento per i Rapporti con il Parlamento un prospetto settimanale più completo possibile circa la presenza dei rappresentanti del governo nelle commissioni e nelle aule parlamentari in relazione alla discussione dei provvedimenti, degli atti di indirizzo e di sindacato ispettivo di rispettiva competenza - si legge nella missiva - Tale prospetto settimanale è da ritenersi vincolante e suscettibile di variazioni solo in casi di assoluta necessità. Sarà inviato al presidente del Consiglio, su sua richiesta, un rapporto mensile in materia». Insomma, vietato concedersi pause non concordate.

 

 

La stretta non riguarda solo le presenze. L’altro versante su cui Ciriani intende imprimere un’accelerazione è quello degli emendamenti governativi. Il ministro, infatti, «individuerà di volta in volta un termine ultimo per la presentazione» delle proposte emendative, «compatibile con l’ordinato svolgimento dei lavori parlamentari». L’autorizzazione sarà subordinata anche alla valutazione di «ammissibilità». Questa svolta avrà effetto immediato. La settimana che inizia domani è già densa di appuntamenti importanti. Il governo avrebbe intenzione di porre la fiducia alla Camera sul decreto Omnibus, al cui interno sono inserite varie norme: dalle quote rosa negli appalti pubblici al commissariamento di Inps e Inail fino allo stanziamento di 600 milioni per il caro affitti. Il testo approda martedì in aula, poi dovrà passare anche al vaglio del Senato. Va convertito in legge entro il 9 luglio.