strappo a firenze

Nardella a Firenze ripristina l'iscrizione dei figli di coppie omogenitoriali

Christian Campigli

Una sottile linea rossa, che unisce Milano con Firenze. E che delinea il Pd dell'immediato futuro. Il sindaco del capoluogo toscano, Dario Nardella, seguendo il solco tracciato dal collega meneghino, Giuseppe Sala, ha deciso di riconoscere i figli di coppie omogenitoriali. Un annuncio, urbi et orbi, diffuso ieri pomeriggio da Palazzo Vecchio.

«Per quanto riguarda l'iscrizione all'anagrafe di figli di coppie omogenitoriali, ho avuto uno scambio di opinioni nella mia giunta, con gli assessori Titta Meucci e Benedetta Albanese e posso dire che la nostra città e la nostra amministrazione è pronta a riprendere le iscrizioni dei bimbi che risiedono nel nostro territorio. Questa è la posizione che porterò stasera (ieri sera ndr) alla riunione che avrò con alcuni sindaci di città importanti. Chiederò di assumere una posizione unitaria come amministratori locali».

  

 

Una decisione choc, che però Nardella cerca di minimizzare. «Il comune di Firenze già iscriveva le bambine e i bambini figli di coppie omogenitoriali nei nostri registri. Quindi non c'è una questione di governi, lo facevamo anche con altri governi. Ci siamo fermati a seguito di un provvedimento della Prefettura. Nel frattempo però c'è stata la pronuncia della Corte Costituzionale, che ha detto in modo chiaro che c'è un vulnus legislativo che non consente di riconoscere pieni diritti a questi bimbi. Di fronte all'inerzia dell'esecutivo, io credo sia doveroso per gli amministratori locali dare un riconoscimento a questi bimbi, che non possono essere discriminati. Pensiamo a tutte le conseguenze della mancata iscrizione, legate all'erogazione di servizi. La posizione mia e dell'amministrazione comunale verrà portata alla riunione. Non è una posizione ideologica. Ma concreta e di buon senso».

 

Il primo cittadino fiorentino manda infine un messaggio preciso alla maggioranza di centrodestra che governa l'Italia. «Dobbiamo avere il coraggio di prenderci le nostre responsabilità. E se queste responsabilità non se le prende il governo, non se le prende il parlamento, allora ce le prendiamo noi. Da sindaco, ma prima ancora da padre, non posso voltarmi dall'altra parte nell'avere di fronte questi bambini».