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Guerra in Ucraina: centrodestra, Pd e Terzo polo danno l'ok alle armi. Il M5S si smarca

Tommaso Carta

L'accordo c'è e regge. Senato e Camera approvano a larghissima maggioranza le risoluzioni che danno copertura politica all'invio di aiuti, anche militari, all'Ucraina. Guido Crosetto e Luca Ciriani lavorano alla limatura del testo del centrodestra e sono in contatto con gli sherpa di Pd e Terzo polo con l'obiettivo di trovare una quadra e dare «all'Italia e non al Governo» un sostegno forte nella strategia da seguire, che non cambia rispetto a quanto fatto da Mario Draghi. Alla fine la maggioranza voterà la risoluzione di dem e centristi, che ricambieranno il favore. Bocciati, invece, i testi di M5S e Alleanza verdi sinistra che chiedono di interrompere «immediatamente» la fornitura di armi a Kiev. Il titolare della Difesa mette le cose in chiaro sin da subito: «Tutti sia all'interno che al di fuori di quest'Aula siamo per la pace e tutti ripudiamo la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Tutti, nessuno escluso», scandisce. La scelta di proseguire nel sostegno all'Ucraina, però, è inevitabile e non può che essere sostenuta «anche con un cambio di Governo, anche con il cambio di maggioranza, perché è la posizione dell'Italia, non di una maggioranza. È la posizione di un Paese che sa distinguere, nel momento in cui è importante farlo, cosa è giusto e cosa è facile: noi abbiamo scelto di fare la cosa giusta», insiste. Certo, Crosetto si dice «consapevole» del fatto che gli aiuti militari prima o poi dovranno finire, ma - assicura - «finiranno quando ci sarà un tavolo di pace, che tutti auspichiamo ora e sempre, non soltanto adesso».

 

  

 

Crosetto si muove all'unisono con Meloni. «Il coraggio e la determinazione del popolo ucraino hanno dimostrato che non era inutile inviare delle armi - spiega la premier ai deputati prima di partire per il Consiglio europeo di Bruxelles - Tutti ci rendiamo conto delle conseguenze generate dal conflitto in Ucraina e tutti vogliamo lavorare affinché si risolva ma ciò deve avvenire lavorando su una pace giusta», rimarca. Il Governo ottiene quindi un indirizzo politico forte per lavorare al sesto decreto armi. Il testo, come i cinque precedenti, verrà secretato e sarà il ministro della Difesa a relazionare le forze parlamentari sul suo contenuto attraverso il Copasir. Crosetto, tuttavia, tiene a precisare alcune cose: da Kiev arriva la richiesta di generatori per sopperire alla mancanza di elettricità «non solo sul campo ma anche in scuole e ospedali e quelli ci saranno». Poi, la sottolineatura, anche gli aiuti militari richiesti dalla difesa ucraina «servono per abbattere i missili prima che esplodano sulla terra».

 

 

Il ministro della Difesa, in ogni caso, non nasconde delle criticità: «Non voglio nascondere al Parlamento che quello che abbiamo fatto e stiamo facendo nel fornire aiuti all'Ucraina, pur non comportando oneri diretti e immediati, nel lungo periodo potrebbe incidere sulle nostre capacità». Se Pd e Terzo polo si schierano al fianco del Governo, il M5S resta sulle barricate. «La pace va costruita in modo serio. Non è con i quiz che si può costruire un serio percorso di pace», attacca Giuseppe Conte che poi si rivolge direttamente a Meloni: «In passato aveva parlato, in caso di sua vittoria, di un'Italia "libera forte e sovrana", quello che notiamo oggi però è davvero incoerente con questi programmi perché sulla sua strada c'è una totale acquiescenza alle indicazioni di Washington - la stoccata - come pure un'accettazione supina della strada del perenne invio di armi in continuità con l'ex presidente Draghi».