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Daniela Santanché sul degrado dei litorali: spiagge libere piene di rifiuti

Christian Campigli

Un tema irrisolto. Una categoria difesa da pochi, detestata da molti, bollata come evasori dai più. In modo assolutamente bipartisan all'interno dei vari schieramenti politici. Le concessioni balneari tornano al centro del dibattito, dopo una dichiarazione di Daniela Santanché che, in pochi minuti, ha già sollevato un vespaio di polemiche. “Credo che prima di 8 mesi, 1 anno non saremo in grado di fare le gare per le concessioni balneari, ma ritengo sia meglio assegnare prima le spiagge che non sono assegnate: ci sono spiagge libere meravigliose dove ci sono rifiuti e tossicodipendenti, nessuno pensa a tenerle in ordine, forse potremmo cominciare da lì. Naturalmente devono essere fruibili per tutti”.

Parole che lasciano poco all'immaginazione, quelle pronunciate dal ministro del Turismo durante il suo intervento all'assemblea di Confesercenti. “Le concessioni balneari sono deleghe che ha il Ministro Musumeci, io sono stata tirata in ballo per un presunto conflitto di interessi. Mi sentirei male se le spiagge venissero gestite da multinazionali che potrebbero standardizzare l'offerta e se non potessimo più mangiare i nostri spaghetti alle vongole piuttosto che le melanzane alla parmigiana”.

  

 

 

 

Il Ministro ha poi lanciato un vero e proprio “allarme sulla consegna di pezzi del nostro litorale alle multinazionali, che toglierebbero quelle che sono le nostre peculiarità, perché nei nostri stabilimenti balneari, a seconda della Regione, c'è un tipo di ospitalità, di cibo, di accoglienza”. L'esponente di Fratelli d'Italia ha, infine, tirato una stilettata anche al reddito di cittadinanza (e, neppur troppo indirettamente, anche a Giuseppe Conte e ai suoi Cinque Stelle), che nel corso della scorsa estate ”ha fatto mancare duecentocinquanta mila posti di lavoro e perdere oltre 6 miliardi di euro al settore del turismo”.