la nuova casta

Luigi Di Maio vola nel Golfo Persico e incassa lo stipendio d'oro

Dario Martini

Dopo il "volo" in pizzeria in stile Dirty Dancing, Luigi Di Maio si prepara a decollare per il Golfo Persico. Sarà lui l’inviato speciale dell’Unione europea nella regione che comprende Oman,Emirati Arabi, ArabiaSaudita, Qatar, Bahrein, Kuwait, Iraq e Iran. Salvo colpi di scena, la nomina ufficiale è solo una formalità. Un gruppo di tecnici indipendenti, incaricato dall’Alto rappresentante Ue per la Politica estera Josep Borrell, ha emesso il verdetto: quello dell’ex capo della Farnesina è il profilo migliore. Ha avuto la meglio su una rosa di candidati che comprendeva il greco Dimitris Avramopoulos (ex ministro ed ex commissario europeo), il cipriota Markos Kiprianou (ex ministro degli Esteri, specializzato in diritto internazionale a Cambridge e in diritto societario ad Harvard) e lo slovacco Jan Kubis (ex inviato Onu in Libia ed ex rappresentante del segretario generale delle Nazioni Unite in Afghanistan prima e in Libia poi). A questo punto, manca solo la ratifica di Borrell.

  

Di Maio non sarà più disoccupato, potrà consolarsi con uno stipendio di circa 12mila euro netti al mese, oltre al rimborso spese e al pagamento dello staff. Il nuovo incarico comporterà anche lo status diplomatico: passaporto e immunità. A quel punto, la scoppola elettorale diventerà solo un brutto ricordo. Il ruolo che andrà a ricoprire è molto delicato. Si occuperà di approvvigionamento energetico con la fornitura di gas e petrolio dai Paesi della regione, dei rapporti con l’Iran e della crisi nello Yemen.

La sua nomina, ormai scontata, ha sollevato un mare di polemiche. Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, ha presentato un’interrogazione parlamentare «per sapere quali siano i criteri per cui sia stato ipotizzato il nome di Di Maio e quali competenze lo stesso abbia in materia di energia e se non si ritenga di intervenire facendo presente che il nostro Paese potrebbe mettere a disposizione figure ben più qualificate». Anche la Lega chiede chiarezza: «Chi l’ha indicato e in base a quali criteri? Sulle modalità di selezione delle personalità da destinare a missioni così delicate, a nome e per conto della Ue, non ci possono essere opacità. Sull’adeguatezza delle competenze dell’ex titolaredella Farnesina esprimiamo forti perplessità. Abbiamo presentato un’interrogazione al ministroTajani», dichiarano ideputati del Carroccio Paolo Formentini e Simone Billi, vicepresidente e capogruppo in commissione Affari esteri della Camera. Poco dopo, è stato lo stesso Tajani a rispondere: «È stato indicato dal precedente governo».

Versione confermata da Bruxelles Fonti Ue, infatti, spiegano che Borrell «ha inviato una lettera al Comitato politico e di sicurezza», in cui siedono gli ambasciatori degli Stati membri, invitando questi ultimi «a presentare candidati idonei». Gli aspetti da chiarire sono essenzialmente due. Primo: quando è stato fatto il nome di Di Maio? Borrell aveva annunciato la creazione dell’incarico di inviato speciale il 22 settembre scorso, durante il vertice con il Consiglio di Cooperazione del Golfo a Bruxelles. Quindi, tre giorni prima delle elezioni italiane. Con ogni probabilità, l’indicazione di Di Maio è avvenuta nei giorni successivi, quando il governo Draghi era in carica solo per gli affari correnti. Ad essere indicato, quindi, è stato un politico già certo di aver perso il seggio in Parlamento e ministro ancora per pochi giorni. Secondo interrogativo, chi ha fatto il nome di Di Maio? Fonti molto vicine a Draghi, spiegano che «non c’è stata alcuna indicazioneformale Di Maio».

L’interlocuzione con i vertici Ue sarebbe stata molto più semplice. «A settembre - aggiunge la stessa fonte - Borrell ha chiesto a Draghi se fosse soddisfatto del suo ministrodegliEsteri. Il capo del governo ha risposto di sì. Nient’altro».