conti in rosso

Emergenza Italia, Confindustria boccia la flat tax

Flat tax, Confindustria fredda gli animi del centrodestra. L'associazione di categoria esprime le proprie perplessità sull'introduzione in Italia della cosiddetta "tassa piatta". Ne ha parlato Carlo Bonomi durante la riunione degli industriali di Varese. Secondo Confindustria, l'introduzione della flat tax metterebbe a rischio i già delicati conti italiani e non consentirebbe di far diminuire il debito.  

Confindustria boccia il programma del nuovo governo di centrodestra. Una mossa preventiva considerando che non c’è ancora il governo e ancor meno il programma. L’ammonimento arriva direttamente dal presidente degli industriali Carlo Bonomi. "Non possiamo permetterci immaginifiche flat tax sull’Irpef che dimentichino Irap e Ires, non possiamo permetterci nuove misure di prepensionamento che continuino a gravare sul bilancio dell’Inps rispetto ai contributi raccolti - dice Bonomi intervenendo all’assemblea dell’associazione degli industriali di Varese - Non vogliamo negare ai partiti il loro legittimo desiderio di perseguire quanto promesso agli elettori ma oggi energia e finanza pubblica sono fronti di emergenza che non tollerano follie". Un monito abbastanza chiaro: la campagna elettorale è finita. È ora di concentrarsi sulle urgenze. "Per il nuovo governo - dice - seguire le proprie promesse agli elettori è semplicemente impossibile perché si rischierà di compromettere la discesa del debito".

  

 

 

 

Già adesso, come comunicato da Gazprom la domanda di gas da parte della Ue è diminuita del 75% (circa 30 miliardi di metri cubi). Per il presidente di Confindustria bisogna fare di più: "Il prossimo governo deve avere ben chiaro che bisogna salvare il sistema industriale italiano dalla crisi energetica. È un tema di sicurezza nazionale. Migliaia di aziende sono a rischio, centinaia di migliaia di posti di lavoro e di reddito per le famiglie". Per questo "tutte le risorse disponibili, escluse quelle per i veri poveri, vanno concentrate lì, perché senza industria non c’è l’Italia".

Secondo Bonomi "il nuovo governo potrà contare su ulteriori 170 miliardi del Pnrr ancora da spendere, se si continuerà a metterlo a terra, senza contravvenire al contratto sottoscritto con l’Unione europea. Una cifra gigantesca al cui confronto - ha osservato - riallocare 4-5% del totale della spesa pubblica ordinaria non è un’impresa impossibile, anzi". Secondo il presidente di Confindustria, dunque, da parte dell’esecutivo che verrà serve "la stessa serietà e unità perseguita sui conti dello Stato" dal governo Draghi che "è stato capace di impiegare 60 miliardi di sostegno senza pregiudicare debito e deficit". Al nuovo governo, ha aggiunto, chiediamo il "rispetto delle regole di bilancio, la scelta atlantica, l’adesione alla Nato, il rispetto dello stato di diritto" perché una linea diversa "rischierebbe di mettere in ginocchio l’Italia e le sue imprese".