il voto si avvicina

Elezioni, il grande ballo delle alleanze: tutti i nodi da risolvere. E Matteo Salvini prepara la squadra di governo

La fine del grande 'ballo' delle alleanze scoccherà "tra lunedì e martedì". Dopo giorni di tattica e sondaggi, i partiti del 'campo aperto' che si propone di sfidare il centrodestra si preparano a tirare le somme. L'attesa più grande, secondo alcuni "creata ad arte", riguarda la decisione di Carlo Calenda. "Non possiamo sbagliare la decisione sulla corsa in coalizione al centro o con il Partito Democratico - ammette il leader di Azione -. Da questa decisione dipende la possibilità di contendere la vittoria, che non reputo affatto certa, alla destra e di dare al paese un governo decoroso. Le variabili sono molte e complesse", scrive su Facebook ribadendo ancora una volta di preferire il 'modello Roma', "anche perché la decisione del PD di tenere dentro partiti che non hanno votato la fiducia a Draghi ed ex 5S non ci convince per nulla". Resta però una legge elettorale che "è quella che è", e una campagna elettorale che durerà poco più di un mese. "Entro lunedì decideremo", taglia corto l'ex titolare del Mise che però - registrano anche i dem - "ogni giorno che passa alza sempre di più l'asticella". Oggi ad alimentare i dubbi è il suo retweet alla riflessione fatta da Filippo Rossi. "Certo che se l'alleanza è con questo Pd a trazione grillina, populista e contiana: Alleanza in Sicilia, alleanza nel Lazio. E poi che altro ancora? Forse bisogna pensarci ancora meglio Carlo Calenda", scrive il militante di Azione e il leader rilancia le sue parole. Secondo i più, comunque, "salvo follie e ripensamenti dell'ultima ora" alla fine Azione dovrebbe essere parte dello schieramento, opzione che "aumenterebbe il numero dei collegi contendibili.

 

  

Il tuo browser non supporta il tag iframe

 

La giornata segna poi anche l'accordo raggiunto tra Luigi Di Maio e Bruno Tabacci. Lunedì mattina a Roma ci sarà il lancio del nuovo progetto: "Sarà l'evoluzione di Insieme per il futuro", confermano dall'entourage del ministro e non è ancora escluso che anche Federico Pizzarotti e il fronte civico dei sindaci faccia parte di questo 'polo'. Cresce, intanto, il 'partito' degli ex M5S. A lasciare il Movimento, per "divergenze insanabili" sono questa volta il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà e l'ex capogruppo alla Camera Davide Crippa, (che ha già registrato un simbolo). I due, che terranno una conferenza stampa lunedì, secondo alcuni rumors potrebbero approdare al 'listone' Pd, riconoscendosi comunque "nel campo del centrosinistra". Una volta definito il perimetro dell'alleanza al Nazareno si comincerà a ragionare concretamente di candidature (anche se quella di alcuni big, come Dario Franceschini a Napoli in corsa per il Senato, già sembrano definite). Dalle direzioni delle città stanno continuando ad arrivare le candidature: i nomi sono per lo più quelli dei parlamentari uscenti, con l'aggiunta di diversi amministratori locali. Martedì, il coordinatore della segreteria Marco Meloni riunirà i segretari regionali per cominciare ad avere una mappatura dei territori e nei giorni successivi il dossier arriverà sulla scrivania di Enrico Letta. 

 

 

E se il segretario dem ribadisce il suo no all'alleanza con il M5S (e rilancia il tema della dote ai diciottenni "da finanziare con una tassa di successione per i plurimilionari), Beppe Grillo da una parte e Giuseppe Conte dall'altra provano a riorganizzare il Movimento. "Non esiste un vento favorevole per chi non sa dove andare, ma è certo che per chi va controcorrente il vento è sempre sfavorevole. Sapevamo fin dall'inizio di dover combattere contro zombie che avrebbero fatto di tutto per sconfiggerci o, ancor peggio, contagiarci. E così è stato - scrive sul suo blog il guru pentastellato - alcuni di noi sono caduti, molti sono stati contagiati. Ma siamo ancora qui, e alla fine vinceremo, perché abbiamo la forza della nostra precarietà: siamo qui per combattere, non per restare, e questa nostra diversità è spiazzante per gli zombie". Conte, che ha iniziato le riunioni con i militanti delle regioni, prova a essere ottimista: "E' la prima volta che si vota d'estate e può succedere di tutto, sono convinto che ancora una volta noi saremo la sorpresa", azzarda. Sul fronte del centrodestra è Matteo Salvini a suggerire alcune regole di ingaggio: "L'invito della Lega - spiega - è di promettere poco e quello che si promette, si mantiene". Non solo. l'ex titolare del Viminale prova a giocare d'anticipo su alleati e avversari: "Sicuramente proporrò che prima del voto i nomi di alcuni ministri vengano messi sul tavolo".