indagine e tempistiche

Terracina, inchiesta flop per colpire Fratelli d'Italia e Giorgia Meloni. Nicola Procaccini: "Mai fatto nulla di illecito"

Augusto Parboni

«Ritengo che non vi sia nulla di illecito o sgradevole nello svolgere la propria attività, ricercando il consenso piuttosto che il dissenso dei cittadini». È l'europarlamentare Nicola Procaccini a spiegare in sei pagine di verbale di interrogatorio davanti ai magistrati di Latina, la sua versione dei fatti riguardo all'inchiesta che ha colpito il Comune di Terracina, facendolo finire sul registro degli indagati. L'ex sindaco è accusato di turbativa d'asta a proposito del piano di salvataggio balneare collettivo del 2019 e induzione indebita a fare o promettere utilità relativamente all'autorizzazione per l'installazione di alcuni gonfiabili in mare da parte della società «Oasi Sea Park». L'indagine che ha fatto finire nei guai 59 persone, tra le quali l'ex primo cittadino Roberta Tintari, che si è dimessa lo scorso 22 luglio, è iniziata tre anni fa, nel 2019. L'anno successivo era stata depositata la richiesta di misure caute lari al gip, che è stata però firmata dal giudice Giorgia Castriota a distanza di altri due anni, lo scorso 12 luglio. Dieci giorni dopo l'emissione del provvedimento restrittivo che ha travolto il Comune, lo stesso europarlamentare di Fratelli d'Italia Procaccini è stato ascoltato in procura. Qui, il politico, ex sindaco di Terracina e assessore, ha contestato le due accuse che sono state ipotizzate dagli inquirenti. Per quanto riguarda il capo d'accusa che si riferisce all'attività di salvataggio, Procaccini davanti ai magistrati ha affermato che «il Comune di Terracina non ha mai erogato ad alcuno il contributo deliberato il 31 dicembre 2019, pertanto ha usufruito gratuitamente del servizio di salvataggio collettivo, effettivamente svolto sui tratti balneari di sua competenza».

 

  

 

L'europarlamentare, nella conferenza stampa di due giorni fa, ha voluto anche sottolineare, come ha fatto davanti ai magistrati il 22 luglio scorso, l'impegno verso i cittadini che ha rappresentato e la legittimità del suo comportamento. «In tutta questa inchiesta non si può rinvenire mai alcun tornaconto personale da parte di alcuno: politico o funzionario. Mai una tangente, lavori fatti in casa da parte di una ditta aggiudicataria di un appalto comunale o un'assunzione - ha dichiarato pubblicamente il politico L'unico tornaconto individuato è nel consenso politico che deriva dall'attività amministrativa. Ma se un amministratore non si pone il tema del consenso politico che ci sta a fare? Tutto quello che fai lo fai per potere essere rieletto alle elezioni successive, perché i cittadini avranno ritenuto il tuo comportamento efficace, efficiente e onesto». Secondo Nicola Procaccini, a Terracina sarebbe iniziato un clima di odio nei suoi confronti appena è stato eletto europarlamentare, tanto da affermare che «chi non aveva il consenso in città per vincere le elezioni, pur avendo l'ambizione di farcela, ha cominciato a inquinare l'aria con esposti».

 

 

C'è poi il secondo capo d'accusa, quello che fa riferimento all'autorizzazione per l'installazione dei gonfiabili e alla discussione con la dipendente comunale che avrebbe fatto piangere. E ai pm di Latina ha spiegato: «Ricordo di non essermi più interessato alla questione, né di aver mai dato adito a una qualunque ritorsione nei confronti della dipendente». Non solo. «Preciso che a mio avviso le attività svolte» dalle società «Ice Parke Oasi Sea Park sono contrariamente a quanto appare nell'ordinanza, attività sociali sportive e turistiche importanti per la propria comunità locale - ha concluso Procaccini - Ritengo che da parte di una amministrazione locale fosse doveroso adoperarsi per la loro realizzazione senza ricevere alcun tornaconto personale di qualunque altra natura».