bastone e carota

Mario Draghi non si accontenta: "Non c'è governo senza Cinque Stelle". L'asse con Mattarella

"Andiamo avanti". È il mantra di Mario Draghi che, all'indomani di una giornata sull'ottovolante, allontana i venti di crisi di governo che erano arrivati fino al Prado, sede del vertice Nato sulla guerra in Ucraina. "Non rischia perché questo governo è stato formato per fare e perché l'interesse degli italiani è preminente nelle forze che lo sostengono", la sottolineatura, che segue dopo aver riportato indietro le lancette dell'esecutivo. Il premier ricorda infatti - soprattutto a chi scalpita nella maggioranza - che questo esecutivo è nato per affrontare le emergenze (Covid, crisi economica e ora anche la guerra in Ucraina), pertanto la sua persona non è disponibile a "guidare una maggioranza diversa" da quella scelta da Sergio Mattarella a febbraio del 2021. Insomma chi si aspettava un duro attacco a Giuseppe Conte per l'affaire De Masi, o alle minacce di Matteo Salvini di far crollare l'alleanza su Ius Scholae e cannabis, è rimasto deluso.

  

L'ex capo della Bce usa il bastone e la carota: "I risultati importanti sul fronte internazionale di cui abbiamo parlato prima a Bruxelles con il Consiglio europeo, poi a Elmau in Germania e poi al vertice Nato e gli importanti risultati sul fronte nazionale di cui parliamo oggi sono il merito di questa maggioranza di saper prendere decisioni con generosità e con l'interesse dell'Italia come bussola". Un esecutivo pronto ad affrontare le sfide, dalla guerra in Ucraina al Pnrr, dai rincari energetici alla siccità, "con la stessa convinzione che abbiamo dimostrato in questi mesi di governo", la stoccata.

Draghi insomma riporta la natura del governo nella dimensione originale e con soddisfazione rimarca che Palazzo Chigi "ha raggiunto tutti i 45 obiettivi previsti dal Pnrr per questo semestre. Il ministro dell'Economia ha già inviato alla Commissione europea la richiesta per l'esborso di 24,1 miliardi di euro al lordo dell'anticipo già versato". Nessuno stop, anzi si guarda avanti con i prossimi obiettivi di dicembre del Piano di ripresa e resilienza e nell'immediato Draghi annuncia sul fronte della siccità che "da lunedì noi siamo pronti ad approvare i piani di emergenza".

Nessuna tensione, dunque, anzi l'inquilino di palazzo Chigi ci tiene a chiarire che non c'è stata nessuna fuga da Madrid per andare a spegnere il fuoco delle tensioni nell'esecutivo: "Fin dall'inizio avevo detto ai miei collaboratori che non sarei potuto restare fuori tutti e 5 i giorni. La siccità, i problemi di oggi al Cdm". E poi il ragionamento sullo scatto che lo vede seduto, da solo, sui divanetti al telefono, mentre in Italia Lega e Pd se le danno di santa ragione, e Conte accusa il premier di ingerenza: "Era una serata di tipo sociale, gli invitati dietro che parlavano di quadri, musica, un piccolo concerto, un'attività fondamentalmente sociale. Io ero un po' stanco, ho fatto un po' di telefonate, non ricordo a chi, per preparare il Cdm di oggi. Purtroppo sono stato sorpreso in questo atteggiamento...".

Minimizzare, non esasperare. È questa la linea concordata con il capo dello Stato in mattinata, durante un colloquio al Quirinale per riferire sui vertici internazionali. Mattarella aveva accolto il leader M5S nella serata di mercoledì, aveva capito che le fibrillazioni erano un mare agitato sì, che non avrebbe tuttavia portato la nave del governo a sbattere contro un iceberg. L'inquilino del Colle dopo il colloquio con Conte, di fatto, "non è preoccupato", riferiscono ambienti del Quirinale, anzi ha ben chiaro il cammino da percorrere: ora che si è all'ultimo miglio della legislatura bisogna avere sangue freddo e soprattutto la pazienza di ricucire. Con un avvertimento: se si sfascia questa maggioranza dopo Draghi ci saranno solo le urne.