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Guerra in Ucraina, Draghi mette una toppa al caro-energia: 16 miliardi, ma non bastano

Daniele Di Mario

Il governo è pronto a intervenire contro il caro-energia per garantire la sopravvivenza delle imprese e ha già stanziato risorse per 16 miliardi di euro fino al 30 giugno. Una somma che però non sarà sufficiente, come ammette Mario Draghi. Il presidente del Consiglio risponde al premier time alla Camera dei deputati, la cui attenzione si concentra principalmente sulla guerra in Ucraina, l'accoglienza dei profughi e le conseguenze economiche del conflitto e delle sanzioni inflitte dall'Occidente alla Russia. Le difficoltà di approvvigionamento fanno schizzare i prezzi di gas e petrolio, mettendo in difficoltà milioni di famiglie e migliaia di imprese italiane.

 

  

«Seguiamo con grande attenzione le conseguenze di questa crisi sull'economia e sulla situazione finanziaria dei cittadini italiani, l'incremento del prezzo dell'energia e l'incremento del prezzo e la disponibilità delle materie prime - spiega Draghi a Montecitorio - Il governo non può fermare questi eventi ma possiamo muoverci con rapidità e decisione come abbiamo fatto e come continueremo a fare per difendere il potere di acquisto delle famiglie e la competitività e la stessa sopravvivenza delle imprese». «Per quanto riguarda l'energia dice il premier - ho fatto prima la cifra di circa 16 miliardi di euro, come intervento di sostegno, che è previsto duri fino al secondo trimestre di quest' anno. Abbiamo previsto l'azzeramento degli oneri di sistema per le utenze elettriche domestiche e per le imprese, e l'abbassamento dell'Iva al 5% per le utenze del gas. Abbiamo potenziato i sussidi energetici per le famiglie più svantaggiate. E abbiamo introdotto un credito d'imposta per i consumatori industriali energivori pari al 20% dell'incremento del costo della fornitura di elettricità del primo trimestre 2022».

 

«Questo non è sufficiente, però - ammonisce Draghi-A noi paiono grandi numeri, in un altro contesto sarebbero stati visti come numeri impensabili, ma non è sufficiente. Chi ce lo dice? Le imprese, la gente. Ci dicono che non ce la fanno, quindi dobbiamo lavorare anche su altre cose». L'obiettivo è diversificare gli approvigionamenti. «Siamo al lavoro per diminuire la dipendenza dal gas russo in tempi rapidi. È necessario farlo», dice ancora Draghi alla Camera, aggiungendo che «è incredibile che la quota di gas russo è aumentata molto negli ultimi 10-15 anni, anche dopo l'invasione della Crimea. Questo dimostra non solo una sottovalutazione nella politica energetica ma anche una sottovalutazione di politica estera e internazionale». «Siamo impegnati per diversificare le forniture, aumentare il contributo delle fonti rinnovabili, che- resta l'unica strategia fondamentale nel lungo periodo. Tutto quello che sperimentiamo ora è transizione», dice il premier che sul nucleare osserva: «La strategia europea per l'energia da fusione è sviluppata dal Consorzio Eurofusion, che gestisce fondi Euratom pari a oltre 500 milioni di euro per il periodo tra il 2021 e il 2025. Questo consorzio prevede l'entrata in funzione del primo prototipo di reattore a fusione nel 2025-28».

 

Non solo energia. Le preoccupazioni di Draghi si concentrano anche sul comparto agroalimentare, poichè- ricorda- «i recenti provvedimenti presi da altri Paesi europei impediscono l'approvvigionamento di grano, di mais e di altre semenze, essenziali per la produzione italiana agroalimentare. Quindi, anche su quel fronte occorrerà procedere con una strategia che per certi aspetti, almeno perle parole che si usano, è simile a quella con il gas: diversificare rapidamente le fonti di approvvigionamento. Non è facile far questo sulla base degli esistenti regolamenti comunitari, come non è facile aumentare la superficie coltivabile sulla base degli esistenti regolamenti comunitari. Quindi occorrerà anche in questo caso riconsiderare. Il contesto regolatorio che ci ha accompagnato va rivisto. Quindi, per quanto riguarda il Patto di Stabilità, per quanto riguarda gli aiuti di Stato, per quanto riguarda i regolamenti comunitari nell'ambito agricolo ma anche in altri ambiti, tutto ciò che oggi impedisce una risposta rapida all'emergenza va rapidamente rivisto»