sempre al suo fianco

Rocco Casalino, l'uomo che ha lanciato Giuseppe Conte. La mano dietro le dirette social e club delle bimbe

Pietro De Leo

C'era stato il momento dell'addio da finale di una serie Tv. Giuseppe Conte e la compagnia, Olivia Paladino, che salutavano il personale della Presidenza del Consiglio nel cortile di Palazzo Chigi in una cornice d'applausi. E lui, in piedi, il volto solcato dalle lacrime. Rocco Casalino, sapiente regista della comunicazione dell'ex presidente del Consiglio. L'uomo partito da Avvocato del Popolo che provò (al momento con scarso risultato) a diventare capo popolo. Eil suo demiurgo della comunicazione sempre lì. Un passo indietro, anzi, meglio di fianco, pronto a farsi avanti. Tipo quando, ai tempi del Conte 1, con la Lega, quasi trascinò via dalle telecamere e il premier durante un vertice internazionale. Alcuni puntelli nell'immaginario collettivo, Casalino li ha fissati. Ecco quindi l'istantanea di Conte che, oramai preparato ad abbandonare Palazzo Chigi, dietro un tavolino pieno di microfoni piazzato a Piazza Colonna e le inquadrature su Montecitorio, annunciava il nuovo corso in cui s' offriva come protagonista del centrosinistra.

 

  

 

Ecco, poi, le conferenze stampa nei mesi più drammatici del lockdown, in cui venivano illustratiiDpcm, provvedimenti che scandivano chiusure e regole di condotta. Appuntamenti che venivano rimandati più volte nel corso del pomeriggio, creando una suspance collettiva, e pressoché obbligata con quasi tutti gli italiani chiusi in casa. Poi, avveniva questa epifania serale del premier, in cui veniva scandita la quota di libertà al suono di «concediamo». E spesso Casalino lì, di fianco al Presidente del Consiglio a dare la parola ai cronisti e bearsi delle inquadrature. Dal Grande Fratello al Grande Castello del potere. In cui il nuovo bipolarismo momentaneo si andava costruendo attorno alla figura di Conte. Contro o pro.

 

 

E parecchio pro, come il celeberrimo account social «Le bimbe di Conte», che raccoglieva donne ammaliate dal ciuffo e la fossetta dell'allora premier, proiettandolo nell'empireo del desiderio. Se fosse, anche questa, una casalinata non è mai stato troppo chiaro, ma senz'altro faceva parte di questo racconto dove il confine tra ilvero e l'iperbole si rende labile. Finito in quell'applauso nel cortile di Palazzo Chigi che, rivenduto come unico, poi si scoprì fosse in realtà consuetudine nell'addio dei Presidenti del Consiglio. Il vero e il falso, appunto.