incostituzionalità dietro l’angolo

Lavoratori discriminati dall’obbligo. Draghi per paura del M5s non toglie soldi ai no-vax con il reddito di cittadinanza

Franco Bechis

Per la quinta volta in poco più di un mese il governo di Mario Draghi ha nuovamente cambiato le norme anti-Covid. Lo ha fatto ieri sera in un consiglio dei ministri tesissimo che fino all'ultimo ha dovuto fare mediazioni sulle norme da fare entrare in vigore. Alla fine all'unanimità è stato approvato l'obbligo vaccinale per 27.329.267 italiani, quelli che hanno più di 50 anni. Tutti debbono mettersi in regola con le vaccinazioni entro il prossimo 15 febbraio, servizio sanitario permettendo (non è detto che ci siano i vaccini per tutti quelli che ne hanno bisogno). Da quella data chi ha un lavoro dipendente e non è vaccinato perde lo stipendio fino a vaccinazione avvenuta o comunque fino al prossimo 15 giugno, mentre chi è senza lavoro non perde gli eventuali sussidi a cui ha diritto (Naspi, reddito di cittadinanza etc...) con una disparità di trattamento che potrebbe causare anche qualche problema di costituzionalità. In ogni caso essendoci l'obbligo per tutti i cinquantenni sia chi ha un lavoro che chi vive con i sussidi ma non è vaccinato dal 15 febbraio in poi è passibile di una sanzione amministrativa che va da 600 a 1.500 ed euro ed è ripetibile aumentata di volta in volta in caso di recidiva.

 

  

 

Altre norme introdotte estendono l'obbligo di green pass base (quello ottenibile temporaneamente anche con un tampone negativo) a tutti i fruitori di servizi pubblici e servizi alla persona: quindi per andare in banca o alle poste o in qualsiasi ufficio pubblico, come per recarsi dal parrucchiere o dall'estetista. Novità anche per la scuola: con un solo positivo nella struttura tutti a casa i bimbi degli asili nido e della scuola dell'infanzia. Alle elementari con un positivo tampone obbligatorio per tutti ma la scuola va avanti in presenza. Con due o più positivi invece si va in dad per 10 giorni. Infine per la scuola media e le scuole superiori con un caso di positività si va avanti tutti (meno il contagiato) in classe con obbligo di mascherina FFP2. Con due positivi in classe invece vanno in didattica a distanza solo chi non ha il vaccino o ha avuto le due dosi da più di 120 giorni. Tutti gli altri restano in classe in presenza. Se i casi invece salgono a tre, tutti in didattica a distanza per 10 giorni. Fin qui le norme. Ora le perplessità. Ci si divide sull'obbligo vaccinale per gli ultracinquantenni sia nel mondo politico che fra gli esperti. Durissimo ad esempio il giudizio di un virologo certo non “buonista” come Andrea Crisanti: “Siamo all'improvvisazione”, ha sostenuto, “L'obbligo agli over 50 non si può imporre senza una revisione del consenso informato. Questo diventa un obbligo terapeutico, è una novità assoluta nella sanità pubblica. Tra l'altro lo si impone a tutti, anche a persone che magari non ne avrebbero bisogno. E' una autentica follia”. Ma ci sono anche altri dubbi sulle scelte del governo.

 

 

Citavamo i cinque provvedimenti in poco più di un mese: un decreto legge il 24 novembre scorso, uno il 15 dicembre, uno il 23 dicembre e uno il 29 dicembre che ha preceduto quello di ieri, 5 gennaio. Ognuno dei decreti ha modificato le norme appena varate da pochi giorni, e l'impressione non è certo quella di un governo che ha in mano la ricetta per affrontare la pandemia. Non c'è da stare tranquilli se come è evidente chi è sulla tolda di comando semplicemente non sa che pesci prendere di fronte all'aumento della curva dei contagi. E infatti va avanti con una pesca a strascico assai confusa che purtroppo in gran parte è inapplicabile. Guardate le norme sulle scuole appena varate. E' impossibile assicurare la didattica nella stessa classe in parte a distanza e in contemporanea in presenza, e quindi è del tutto inutile imporlo per decreto. Poi perfino Giuseppe Conte a cui non abbiamo fatto mancare critiche durante il suo governo della pandemia, almeno quando prevedeva che (come accade nei nido e nella scuola dell'infanzia) i bambini dovessero stare a casa, accompagnava il provvedimento finanziando una estensione dei congedi parentali. Già perché i genitori come li tengono a casa dovendo lavorare magari in presenza? Ma la vita reale sembra assente da questa pletora di decreti. Infine il decreto è stato spiegato come argine alla pressione che si sta verificando sugli ospedali, che secondo la vulgata sarebbe dovuta interamente ai non vaccinati. E qui non è mica così vero. Intanto se l'obbligo scatta il 15 febbraio, fino ad allora la pressione sarà la stessa di oggi, anzi sempre maggiore visto la crescita dei contagi. Secondo, fornisco a tutti i dati dell'ultimo rapporto dell'Istituto superiore di Sanità datato 28 dicembre e relativo a circa 30 giorni. Complessivamente in ospedale sono finiti 14.023 italiani. Di questi 7.192 (il 51,3%) era vaccinato. E 6.831 (48,7%) non vaccinato. Dei 14.023 in terapia intensiva erano finiti in 1.379, e di questi il 64,33% era non vaccinato e il 35,67% vaccinato. I decessi del mese precedente erano stati i tutto 1.998, la maggiore parte dei quali e cioè 1.159 vaccinati (58%) mentre 839 (42%) non vaccinati. I numeri sono questi.