retroscena

Si complica la corsa al Quirinale di Draghi, la suggestione del Pd: un paio d'anni di Mattarella e poi...

Arnaldo Magro

Lo scontro è fra titani. Checché se ne dica, in corsa per il Colle ci sono Mario Draghi e Sergio Mattarella. Loro due i più accreditati, dietro il nulla o quasi. Certo il nome di Silvio Berlusconi è sul tavolo del centrodestra ed il Cavaliere, non intende demordere. Ma le possibilità sono risicate. I numeri sembrano sentenziare l’impossibile.

 

  

Neanche Gianni Letta, fidato consigliere e di comprovata lungimiranza politica, sembra esser riuscito a convincere l’amico Silvio, sull’impervio dell’impresa. Che comunque è tornato centrale del dibattito politico e che alla fine, qualcosa per sé «strapperà». C’è poi qualcosa che si muove dalle parti di Matteo Renzi, che punterebbe invece su outsider come Amato o Casini. Chances date molto in ribasso, in vero.

 

Il punto è che la partita, il premier Draghi se la vuole giocare per davvero. Ma per vincere ora, deve sparigliare le carte. E deve farlo nei prossimi giorni. Dovrebbe ora accantonare un poco di quel bon ton istituzionale che lo contraddistingue. Uscire allo scoperto con i leader senza tentennamenti e mostrare i muscoli ai partiti. «Voglio fare il Presidente della Repubblica, avete forse il coraggio di non votarmi?». Un aut-aut di questo tipo, metterebbe i partiti di governo, con le spalle al muro.

 

Come potrebbero i partiti, sostenere pubblicamente ancora una maggioranza di governo, sfiduciando «de facto» il proprio primo Ministro, Mario Draghi? Arrecandogli un danno di immagine internazionale grandissimo. Ma più il tempo passa e più si allunga sul Paese, la scia lunga dei contagi e dell’emergenza sanitaria. Più sembra complicarsi la corsa per Super Mario. Un Paese ancora alle prese con vaccini, mascherine e scuole in Dad, potrebbe forse permettersi un cambio di guida a Chigi?

Questo l’interrogativo che fa sussurrare con insistenza la sinistra. Ecco la suggestione forte di casa Pd, supportata convintamente dai cinque stelle, quella di cristallizzare il tutto, così come è. Mattarella a fare da grande ombrello protettivo, per un paio d’anni. Se poi Mattarella indicasse Gentiloni, andrebbe bene comunque. Draghi a quel punto si ritroverebbe a battagliare con i partiti, che una volta giocata la partita del Quirinale, con le politiche all’orizzonte, non saranno più cosi morbidi con l’ex Bce. La partita a scacchi, come si è soliti dire in questi casi, prende dunque il via. Ai partiti non resta che valutare la convenienza propria e posizionarsi sullo scacchiere. Pronti per la prima mossa.