indebitamento e sviluppo

Pronto il discorso di fine anno di Sergio Mattarella: al centro le politiche di bilancio e niente bis Quirinale

Angelo De Mattia

Mentre si approfondiscono i contenuti dell'articolo pubblicato, nell'anti-vigilia di Natale, sul Financial Times da Draghi insieme con Macron  sul Patto di stabilità, inizia la settimana in cui molto si discuterà, nel dibattito politico anche pubblico, sulle previsioni dei possibili contenuti del discorso di fine anno e di commiato del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Poi, si farà l'esegesi delle parole che effettivamente pronuncerà. Però -. ne siamo certissimi - a differenza dei concetti formulati dal Premier Draghi  nella conferenza-stampa del 23 dicembre che evocano  gli ambivalenti pronunciamenti della Sibilla interpellata dal soldato che stava per partire per la guerra, ciò che Mattarella dirà sarà, come nel suo stile, chiarissimo, inequivocabile. Dirà pane al pane e vino al vino, senza possibilità di equivoci, a cominciare dall'ennesimo ribadimento, se ne riterrà l'esigenza, dell'irrevocabile indisponibilità a un secondo mandato. Pur dovendosi considerare che, per cultura e per moralità, Mattarella è lontano dal voler  configurare il suo discorso come un manifesto per il successore e per l'azione di garanzia e di impulso per l'Esecutivo, è abbastanza scontato che dalle sue parole si trarranno indirizzi per l'interno e per l'azione nell'Unione. A quest'ultimo proposito, se si scende nel concreto, il citato articolo sul Financial Times, pur dopo una condivisibile analisi dell'insostenibilità delle vigenti regole europee di bilancio, la cui attuazione è ora sospesa fino a tutto il 2022, sono limitate e generiche le proposte per consentire politiche di bilancio credibili, trasparenti e in grado di contribuire a un'Europa più forte e più giusta, come dicono di volere Draghi e Macron. In sostanza, muovendo dall'importanza della riduzione dell'indebitamento, si afferma che ciò non può avvenire con l'aumento della tassazione o con tagli alla spesa sociale; né possono essere imposti aggiustamenti di bilancio che soffochino la crescita. Ma qual è la terapia?  Il debito per favorire gli investimenti per preparare il futuro e garantire la piena sovranità, si dice nell'articolo, deve essere favorito. Ma come? È una generale "golden rule"?

 

  

 

È un'esclusione solo di una determinata categoria di investimenti pubblici - per il contrasto degli effetti dei cambiamenti climatici e per la digitalizzazione - dal vincolo del pareggio di bilancio? E cosa di intende per il controllo della spesa? E si deve ritenere inclusa in queste proposte generiche anche la costituzione di un'Agenzia europea per il debito, alla quale diversi osservatori hanno fatto riferimento, un soggetto, cioè, che accentri il debito dei partner comunitari formatosi per l'azione di contrasto del covid? E l'eventuale ripetizione, sia pure con modifiche, del "Next Generation Eu"? E cosa ne dovrebbe essere degli Accordi intergovernativi in materia, "in primis", del Fiscal compact? Ricordo, a quest'ultimo proposito, l'entusiasmo registrato quando fu sottoscritto nel 2012 con Draghi, allora Presidente della Bce, che volle dare la qualifica al Trattato di "compact". E ciò mentre non mancavano le critiche tra gli esperti e gli osservatori per i danni che avrebbe compiuto la linea della cieca austerity. Ricredersi oggi è importante, anche se sarebbe sempre opportuna, in questi casi, un'autocritica. Ma poi, con quale strumento normativo si pensa di intervenire: modificando il Trattato Ue o gli Accordi intergovernativi ovvero ancora - ipotesi certo non condivisibile - rafforzando la flessibilità dell'applicazione come vorrebbero i tedeschi, per non dire dei Paesi cosiddetti frugali, forse neppure propensi ad accettare un tale rafforzamento? Se fosse rispondente al vero che si sarebbe richiesto anche al Cancelliere tedesco Olaf Scholz di sottoscrivere l'articolo in questione ricevendone una risposta, per la verità scontata, non favorevole, ciò confermerebbe le difficoltà del percorso da compiere. Solo fino a un certo punto, però,  si potrebbe giustificare la genericità delle proposte.

 

 

Quanto meno, sui punti nodali, a cominciare da quale veicolo legislativo si pensa di modificare - questione fondamentale, data l'opposta tesi dell'importanza della sola flessibilità - occorre essere chiari. Diversamente, si rischia di affermare quasi delle ovvietà, considerato  l'avanzato livello al quale è giunta la riflessione sui danni causati finora dalle regole di bilancio, a cui si è cercato di rimediare con il  richiamato "Next Generation Eu".Superare il Patto di stabilità richiede chiarezza. Non è da escludere che, sia pure mantenendosi all'alto livello coerente con la massima carica dello Stato, anche questi temi saranno affrontati o sfiorati dal Capo dello Stato la sera del prossimo 31 dicembre. In ogni caso, vi sarà per tutti molto da riflettere.