resa dei conti

Salvini vuole far fuori Giorgetti. Retroscena Lega, così Matteo rovescia il tavolo

Francesco Storace

Dicono i fedelissimi del Capitano: la cosa più sbagliata in un partito che nella sua denominazione elettorale ha scritto “Salvini premier” è pensare di poter immaginare Giancarlo Giorgetti al posto di Matteo. E già questo dice abbastanza della sfida in corso nella Lega e che oggi vedrà una tappa interessante nel consiglio federale del partito. Salvini lo ha convocato anche per rendere bene l’idea: il partito lo comanda lui e chi non ci sta lo dica con chiarezza e senza nascondersi dietro “le colpe dei giornali”. La stampa raccoglie le notizie che si raccontano ed è inutile smentire poi quanto si fa trapelare prima.

 

  

E se il ministro dello sviluppo vuole scalzare Matteo Salvini è proprio ora che deve tirare fuori la testa. Perché quel che più gli si rimprovera nel novero ristretti dei fedelissimi del Segretario è proprio quella ridda di indiscrezioni che accompagnano parole e pensieri del “ministro di Draghi”, come lo chiamano.

Ad esempio, quella sparata ben oltre le righe della Costituzione, per cui il premier potrebbe guidare il governo anche dal Quirinale. La domanda è: chi gliel’ha suggerita? Perché Giorgetti non ne ha parlato nel partito? È Draghi che lo spinge ad esporsi così? Non tutti la pensano così. Uno dei parlamentari più arrabbiati – che non è membro del “federale” – ci dice che Giorgetti in realtà è spinto da Sergio Mattarella “che odia Matteo”. E si è messo alla testa di quelli che vogliono Draghi al Quirinale per farsi incaricare a Palazzo Chigi. “Lo pensa solo lui”, dice la nostra fonte, “per Giorgetti non esistono altri all’infuori di lui”. Nel non detto di Montecitorio c’è anche il retropensiero dedicato a quelli che “ci porterebbero di nuovo al 4% di un tempo”. Mentre con Salvini si sono toccate ben altre vette di consenso elettorale.

 

E siccome nella Lega questa opinione comincia ad essere comune a molti, c’è chi garantisce che la quarantina di membri del Consiglio federale oggi parteciperanno ad una seduta abbastanza energica, diciamo. Quasi da resa dei conti, anche se – dicono altri a via Bellerio – “non sempre quando la corrida è annunciata, poi in politica si verifica”. Oggi ne sapremo indubbiamente di più.

“La realtà è che proprio Salvini non può permettersi di indugiare, con una sorta di volemose bene fino alla prossima volta”, riprende il nostro onorevole che proprio non vuol saperne di autorizzarci a riferire il suo pensiero collegato al suo nome. E questo fa capire anche la delicatezza della partita: nessuno scommetterebbe un soldo bucato sulla supremazia di Giorgetti, ma la paura di esporsi contro un ministro ritenuto evidentemente potente è palese. 

Ma è indubbio che pesano sulla bilancia leghista le opinioni discordanti di Giorgetti. Troppe critiche al Segretario e in più occasioni, e persino quella strana voglia di portare la Lega nel Partito popolare europeo. Qui Salvini è davvero tranchant e ieri ha fatto sapere urbi et orbi che sta lavorando per davvero ad un altro grande gruppo della destra europea, magari con Viktor Orban, Marine Le Pen e i polacchi che per ora sono alleati dei conservatori che annoverano Giorgia Meloni alla loro guida. Una mossa per tentare di spostare gli equilibri nell’Unione e mandare definitivamente fuori dai giochi la sinistra europea.

 

Alla riunione di oggi Salvini proporrà di alzare la mano per indire l’11 e il 12 dicembre a Roma una grande assemblea programmatica con parlamentari europei e nazionali ed amministratori locali, dalle regioni ai comuni: 1500 persone, quasi un congresso, per aggiornare il programma, rilanciare la linea. Per alcuni l’assemblea potrebbe essere “prodrammatica”, ironizzano dagli ambienti più legati al Capitano.

Soprattutto perché proprio Giorgetti dovrebbe sapere quante volte Salvini ha invitato i leghisti a lavare i panni in famiglia. E se si gioca a minarne la leadership sui giornaloni, ecco Matteo pronto a prendersi il partito senza se e senza ma. Un tempo, al tempo “in cui Giancarlo seguiva pedissequamente Bossi, nessuno osava mai mettere in discussione la linea del Capo”. Ora, svela chi conosce bene la storia della Lega, “lo si fa impunemente”. Un rito sacro della Lega viene violato da un ministro. Inaccettabile, dicono. 

Prima delle elezioni si leggeva di una dura polemica, i giornali scrivevano che nel partito si parlava di Salvini a rischio leadership – “la Lega di Salvini e quella di Giorgetti” - e poi si è visto che nessuno ha la forza di andare all’assalto. Poi, in un un clima di relativa tranquillità arriva altra benzina sul fuoco.

Con questi presupposti, sarà difficile trovare ora e in avanti chi oserà alzare la mano per dire no. 

Anche perché tutti gli attuali deputati e senatori – ministri compresi – sono stati eletti nel 2018 in un partito euroscettico e che non voleva saperne del Ppe.

Ora accadono troppe cose strane, persino quella cena tra Giorgetti e quel Di Maio che giudica inaffidabile Salvini e di cui nessuno sapeva alcunché se non ci fossero state fotografie pubblicate. I più escludono che quella pizza a due servisse a commentare i licenziamenti Whirpool…