Lunga trattativa

Governo, battaglia della Lega contro il Pd. La sinistra non voleva deroghe al Decreto Covid

Francesco Storace

Ci vuole la stoffa del combattente. Che Matteo Salvini ha messo in campo assieme a Giancarlo Giorgetti per non far subire agli italiani la zona rossa ad aprile persino se i dati sanitari nei vari territori dovessero migliorare. La giornata del leader leghista è stata assai impegnativa, in costante contatto con Mario Draghi e i ministri leghisti per il decreto sul contrasto al Covid. E poi un faccia a faccia, diretto e abbastanza duro, con il ministro della salute, Roberto Speranza. La solita sinistra che ci vuole tutti reclusi in casa.

 

  

 

E in consiglio dei ministri ci sono state scintille: con il presidente del Consiglio da una parte, Speranza e Dario Franceschini dall'altra. Il decreto vale dal 7 al 30 aprile per quel che riguarda i «colori» delle regioni. Pd e Leu - ma anche Patuanelli per i Cinque stelle - volevano barrare l'Italia fino a maggio. Ma proprio Draghi si è impegnato, nonostante i pruriti dei ministri di sinistra ma con l'apprezzamento di Giorgetti, a una verifica settimanale per decidere se e dove riaprire. Il perché lo spiega proprio il segretario leghista: «Il governo valuterà eventuali riaperture dopo Pasqua, basandosi su dati scientifici e sull'efficacia del piano vaccinale. In altre parole, alcune aree del Paese potrebbero tornare gialle già ad aprile. È la risposta positiva alla richiesta della Lega».

 

 

«Tutte le regioni chiedono il ritorno ai colori, per determinare aperture e chiusure su parametri scientifici» ha ribadito Salvini. Che ha fatto un esempio concreto ai suoi interlocutori: «La Sardegna ha problemi in dieci comuni su 370 e oggi sarebbe gialla. Perché punirla fino a maggio?». In pratica la Lega - ma va detto anche Forza Italia - ha diradato un po' di nubi e ora si può sperare in qualche cambiamento. Si potrà derogare alla chiusura di aprile in base all'andamento dell'epidemia e alla campagna vaccinale. Ci sono volute ore per arrivare alla mediazione di cui si è fatto carico il premier, con la tenace resistenza.