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Il vaccino prima ai magistrati? Lo aveva chiesto Bonafede, ecco la lettera al Cts

I magistrati hanno chiesto il vaccino anti-Covid prima degli altri minacciando, in caso contrario, di fermare l'attività giudiziaria. Ma l'uscita dell'Anm, che poi ha aggiustato il tiro, non è altro che l'effetto della lettera che l'allora ministro M5s della Giustizia Alfonso Bonafede aveva inviato nientemeno che all'allora coordinatore del comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo l'8 febbraio scorso. 

 

  

"Tenuto conto dell'imminente avvio della Fase 2 della campagna vaccinale e delle interlocuzioni intercorse, mi preme sottoporre alla Vostra attenzione la possibilità di includere tutti gli operatori del comparto giustizia, attività essenziale e di rilievo costituzionale, tra quelli cui assegnare priorità nella distribuzione del vaccino anti Covid 19 - scriveva Bonafede - Tra l'altro il normale funzionamento dell'attività giudiziaria nel suo complesso deve essere vieppiù assicurato ai fini della piena e fattiva ripresa dell'intero sistema economico e sociale del Paese in linea con gli obiettivi individuati nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza".

 

In altre parole Bonafede chiedeva la precedenza al vaccino anti-Covid non solo per i giudici ma per tutte le figure coinvolte nel sistema giustizia come avvocati e via dicendo. 

 

Intanto l’Anm con una nota ha esteso il suo invito ai "dirigenti degli uffici giudiziari, con la sollecitudine che la gravità del momento richiede, ad adottare, a tutela della salute, energiche misure organizzative al fine di rallentare immediatamente tutte le attività dei rispettivi uffici. Senza escludere, nei casi più estremi, anche la sospensione dell’attività giudiziaria non urgente".  Per il momento, però, per essere vaccinati magistrati, cancellieri e personale del sistema giustizia dovranno aspettare il loro turno su base anagrafica, come tutte le altre categorie professionali. Una decisione che, secondo indiscrezioni, sarebbe già stata al centro di un colloquio del 18 marzo scorso tra i vertici dell’Anm e il ministro Marta Cartabia, suscitando però il malcontento del sindacato delle toghe. Dopo una fiammata iniziale seguita da una marea di polemiche e proteste anti-casta, la giunta esecutiva dell’Anm ha aggiustato il tiro. "Nessuna minaccia di sospensione dell’attività giudiziaria. L’Associazione nazionale magistrati non sospende nulla, non ne ha il potere, non ha mai pensato di farlo", ha fatto presente il presidente Giuseppe Santalucia chiarendo di aver solo voluto accendere i riflettori su un problema serio, che rischia di inceppare la macchina della Giustizia.