sondaggio a sorpresa

Sovranisti alla riscossa. Così Giorgia Meloni ha sorpassato Conte

Francesco Storace

Adesso Giorgia Meloni ha qualche responsabilità in più nella rappresentanza di quell’Italia profonda che vuole uscire da questa maledetta crisi. Il sondaggio di Emg-Acqua diffuso ieri mattina da Agorà - e che Luisella Costamagna ha giustamente etichettato come clamoroso nella sua trasmissione su RaiTre - ribalta in modo evidente la favola su cui Giuseppe Conte ha campato in questi mesi di convivenza col coronavirus. Giorgia Meloni sorpassa il premier nel gradimento degli italiani. È vero, si tratta di sondaggi, ma finché non ci si fa votare rappresentano l’unico strumento per capire quali sono gli orientamenti generali del popolo. E vedere in vetta la leader della destra italiana assume anche il significato della rivincita per milioni di italiani che erano rimasti orfani della casa madre e che ora ritrovano.

 

  

La presidente di Fratelli d’Italia al 39% del gradimento popolare; Conte al 38; Matteo Salvini al 34; Luca Zaia al 32. Traduzione: tra le prime quattro personalità in vetta negli indici di gradimento sulla politica italiana, ben tre sono di centrodestra. La stessa Lega ha due suoi esponenti nelle primissime posizioni, per trovare uno di sinistra bisogna scendere al quinto posto con Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna, che scavalca persino Nicola Zingaretti. Il capo del Pd resta al 26%, Bonaccini lo sorpassa e arriva al 27.

Il flop di Conte è evidenziato da un’altra scheda di Emg-Acqua. È stato chiesto agli italiani: «Siamo arrivati preparati o impreparati alla seconda ondata?». La risposta è dirompente: il 2% sceglie di non rispondere, il 5 esprime un parere favorevole alla preparazione dell’Italia, il 93% si esprime con una fragorosa contrarietà. Gustoso un tweet: «Compagni e amici che vi state affannando sulla tastiera. È lavoro inutile. Dove sbagliamo? La #Meloni è diventata il politico più apprezzato dagli italiani».

 

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È cominciata la parabola di Conte e si intravede un nuovo fenomeno. Rappresentato appunto da Giorgia Meloni, che mette a frutto una indubitabile capacità di studio e di analisi che le ha permesso di figurare senza scadere nella superficialità del panorama politico italiano. È un capitale enorme per l’intero centrodestra a fronte di un presidente del Consiglio che ha dilapidato con i suoi atteggiamenti vette di consenso che sembravano altissime. 

Giorgia Meloni, con grande pazienza, ha saputo tessere una trama che anzitutto l’ha portata a non avere ostacoli a destra perché tutti, in un mondo che sembrava destinato alla scomparsa, ne hanno riconosciuto la leadership. E non era certo una operazione facile. Poi ha saputo mettere in evidenza una capacità di relazioni anche sul piano internazionale, consacrata anche dalla recente ascesa alla presidenza dei Conservatori europei. Il suo partito, Fratelli d’Italia, pare seguire la Meloni senza scossoni interni. E questa strategia ha portato Fdi - è sempre il sondaggio Emg a testimoniarlo - ad essersi messa alle spalle il problema Cinque stelle, che ormai è sempre più giù in quarta posizione; ed è a quattro punti da quel Pd che si illudeva di poter superare la Lega e invece si deve guardare dal rischio di sorpasso a destra. Lei stessa lo profetizzò tempo addietro: «Di qui a qualche mese i primi due esponenti politici graditi agli italiani saranno entrambi di centrodestra».

E i numeri indicano proprio il centrodestra maggioritario nel Paese. La Lega al 24,8 e Fratelli d’Italia al 16,3; Forza Italia al 6,8 e Cambiamo di Giovani Toti all’1,2. La somma totale fa 49,1. L’Italia potrebbe avere un governo sostenuto da una coalizione degna di questo nome, ma Pd e grillini preferiscono puntare su una legge elettorale proporzionale per avvelenare i pozzi quando finalmente si sarà votato. Ma Zingaretti con quel suo 20% e i Cinque stelle ormai inchiodati al 14 e sempre più in calo non saranno mai maggioranza, né numerica, né politica. Il centrodestra, per arrivare sano alle prossime Politiche, deve solo evitare di litigare. Tanto, il leader lo decideranno gli elettori. E rispetto alla sinistra è un grande vantaggio averne almeno due mentre di là non ce n’è neppure uno.