esecutivo col freno a mano

Cassa integrazione? Ve la potete scordare

Filippo Caleri

Eccola là la semplificazione, decantata e declamata dal premier Giuseppe Conte. Se per avere la cassa integrazione molti lavoratori hanno penato non poco (anzi in molti casi tanti ancora la attendono) ora il gioco si fa ancora più complicato. Già, invece di rendere semplice l’erogazione delle somme con un meccanismo del tipo: metto soldi subito sul conto del lavoratore, poi verifico con calma e in caso sanziono, le brillanti menti dei tecnici legislativi hanno partorito il sistema della domanda bis. Sì, una nota dell’ufficio del ministero del Lavoro (ancora non ufficiale) spiega che per godere delle settimane di cig previste dal decreto Cura Italia e dal successivo Rilancio (cioè le nove settimane che sono diventate quattordici consecutive) e le altre quattro che si possono usare a settembre non basterebbe più una richiesta unica. Sarebbe troppo semplice effettivamente. E infatti per far godere i periodi pagati dallo Stato ai lavoratori sospesi temporaneamente occorrono domande distinte per ogni blocco di cig. Anche se la fruizione avviene senza soluzione di continuità. Insomma più carte da bollo per la stessa ragione.

 

  

 

 

Per una volta l’Inps guidato da Pasquale Tridico sarebbe senza colpa. Dopo la valanga di critiche fioccate sull’Istituto di previdenza l’orientamento nella sua circolare applicativa, secondo le indiscrezioni, era di rendere necessaria una sola domanda per consumare tutta la cassa complessiva a disposizione, indipendentemente dalle interruzioni. Una soluzione di buonsenso considerato che, sovraccaricare le imprese di ulteriori adempimenti, non pare la migliore ricetta per aiutare gli imprenditori nella ripartenza. E invece no. La nota ministeriale, protocollata ma ancora non diffusa ufficialmente (circostanza che lascia sperare i professionisti del lavoro in un ripensamento), chiede all’Inps di seguire il criterio delle domande separate in ogni caso. Anche nel caso che siano dimostrate le ragioni che dimostrano che l’azienda ha consumato un unico periodo di ammortizzatori senza interruzioni. I consulenti del lavoro non ci stanno però. Sono la categoria più sovraccaricata e l’idea di duplicazioni burocratiche non l’hanno digerita. Così hanno scritto una lettera alla ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, chiedendo un ripensamento di indirizzo per non ingolfare le scrivanie. Sì perché la domanda bis è in linea di principio contraria alle esigenze di celerità, efficienza e semplificazione che il governo annuncia mediaticamente, ma che tradisce nei fatti e negli atti della sua amministrazione.

La lista dei danni è presto fatta. Impedire la presentazione di un’unica domanda comporta la duplicazione degli adempimenti formali, il raddoppio delle attività di verifica e di controllo che l’Inps sarebbe costretto a fare. Infine, ultimo ma non meno importante, un carico di burocrazia aggiuntiva avrebbe un effetto dirompente su chi sui soldi della cassa integrazione conta per mettere insieme il pranzo con la cena. Il rischio di un aumento dei tempi di erogazione degli assegni sarebbe fatale. Urge una rettifica, se non ora che il dl semplificazione è diventata la bandiera del governo Conte, quando?