sotto torchio

Dopo un giorno coi pm mezzo governo trema

Antonella Scutiero

Oltre tre ore di confronto sereno, pacato e puntuale a palazzo Chigi per «chiarire tutti i passaggi nei minimi dettagli» della mancata istituzione delle zone rosse a Nembro e Alzano Lombardo e di quello che accadde tra Roma e il Bergamasco in uno dei momenti più critici e drammatici dell’emergenza Coronavirus in Italia, tra il 3 e il 9 marzo. «Ho voluto chiarire tutto», ha assicurato il premier Giuseppe Conte dopo essere stato ascoltato a lungo dal procuratore aggiunto di Bergamo Maria Cristina Rota. «Ho agito in scienza e coscienza», ha ribadito il premier al magistrato che, lasciando Chigi nel pomeriggio, dopo aver sentito anche i ministri dell’Interno Lucia Lamorgese e della Salute Roberto Speranza, ha parlato di «clima di massima distensione e di massima di collaborazione istituzionale. Ora noi ce ne andiamo, grati di quelle dichiarazioni, a completare il nostro lavoro».

 

  


Conte, sentito come i colleghi di governo come persona informata dei fatti, si è sempre detto «tranquillo» rispetto all’inchiesta della magistratura bergamasca.

Ma la visita a palazzo Chigi - come da prassi, in questi casi, che siano i pm ad andare dal presidente del Consiglio - era un passaggio fondamentale nelle indagini volte ad accertare se la mancata chiusura del bergamasco abbia contribuito concretamente alla diffusione del contagio e ai conseguenti decessi. E a chi, nel caso, spettava la scelta.

«Da quello che ci risulta è una decisione governativa», disse Rota a fine maggio. «Io avevo dichiarato che dalle dichiarazioni che avevamo in atto c’era quella in quel momento. Oggi non ho altro da aggiungere», precisa oggi.

Insomma, bisogna mettere insieme tutti i pezzi del puzzle. Dagli uffici del premier massimo riserbo sui contenuti del colloquio, oltre tre ore con i pm, rispondendo alle loro domande e ricostruendo fatti, riunioni, conversazioni di quei giorni.

Massima collaborazione, assicurano da palazzo Chigi, com’è giusto che sia, da parte del premier così come dai ministri, per far luce sull’accaduto. «Penso che chiunque abbia avuto responsabilità dentro questa emergenza, dal capo dell’Oms al sindaco del più piccolo Paese, debba essere pronto a rendere conto delle scelte fatte - scrive su Facebook il titolare della Salute Roberto Speranza - È la bellezza della democrazia. È giusto che sia così. Da parte mia ci sarà sempre massima disponibilità nei confronti di chi sta indagando».

 

 

«È mancata la coesione solidale dei due livelli istituzionali che gestiscono la salute: governo e Regione - osserva il sindaco di Nembro, Claudio Cancelli - È giusto cercare la verità ma ancora più importante imparare dagli errori fatti, anche nostri. Governo e Regione avevano la responsabilità di decidere insieme entrambi erano coinvolti ma ognuno aspettava l’altro, dovere comune era ascoltare l’Istituto Superiore di Sanità». Intanto il leader della Lega Matteo Salvini torna all’attacco: «Spettava al governo perché per presidiare una zona rossa devi mandare militari ed esercito che dipendono dal governo».