Al Sinodo cresce l'opposizione dei vescovi: «Proviamo sgomento per la svolta»
Sinodo della famiglia, fine secondo atto. Oggi si consegnano alla Segreteria generale del sinodo le relazioni sui gruppi di lavoro, e poi i relatori esprimeranno tutti i suggerimenti del gruppo. Dal dibattito libero che seguirà in aula, si comprenderà quale direzione prenderà questo Sinodo straordinario sulla famiglia. E soprattutto, si comincerà a delineare il documento finale, la «relatio synodi», che sarà lavorata a partire da domani pomeriggio dal cardinale Baldisseri, segretario generale del Sinodo, dall'arcivescovo Bruno Forte, segretario speciale, e dal cardinale Petr Erdo, relatore generale dell'assemblea. E proprio la «relatio post disceptationem» pronunciata dal porporato ungherese, presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee, ma frutto piuttosto di un lavoro collegiale, è stata nell'occhio del ciclone. La discussione prosegue fuori dell'aula sinodale, e anche nei briefing con i giornalisti, dove il presidente della Conferenza episcopale statunitense Kurtz e il cardinale di Barcellona Sistach provano a smorzare i toni del dibattito, sottolineando il clima di comunione, mentre Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio della Nuova Evangelizzazione, mette in campo alcuni temi forti. Prima sottolinea che «la crisi della famiglia è prima di tutto la crisi della fede». E poi, accusa che poco si è detto della pianificazione familiare attraverso i metodi naturali: «C'è poca conoscenza dei metodi naturali, anzi, c'è quasi una forma di boicottaggio alla formazione e alla conoscenza di essi» ha sottolineato l'arcivescovo. Il quale ha spiegato che questo dovrebbe essere inserito nell'ultima parte della «Relatio», dove si parla della formazione dei giovani, si segnala la necessità di una maggiore attenzione «alla formazione globale alla dimensione dell'affettività». Ma sono molti i vescovi che sottolineano aggiunte e precisazioni da fare al documento. Un gruppo di lingua inglese ha persino proposto una sostanziale riscrittura del documento, a partire dall'introduzione, in cui viene inserito il tema del Vangelo della Famiglia, passando per alcuni tagli chirurgici, come quello sui «semi di bene» delle altre religioni preso dalla costituzione conciliare «Gaudium et Spes» «che però - spiega un vescovo - messa in quel modo rischia di confondere i fedeli». Soprattutto, il testo è stato accusato di essere troppo clericale, di non guardare il punto di vista delle persone. Ma una riscrittura sostanziale sembra necessaria. «Molti di noi hanno accolto il documento con sgomento» afferma Phil Tartaglia, arcivescovo di Glasgow, Scozia. Sin dall'inizio delle discussioni, il vescovo Zbigniew Stankievics di Riga, Lettonia, aveva messo in luce come il dibattito dovesse chiarire l'insegnamento della Chiesa. In una intervista ha detto che nel documento si avverte il pericolo di «ballare sulle note del mondo» e di «sottometterci alle pressioni di ambienti laici». Lo stesso avvertimento viene lanciato l'arcivescovo Gadecki, presidente della Conferenza Episcopale Polacca: «Si è parlato della proposta di semplificare i procedimenti per la nullità, ma io non sono d'accordo. È una pratica seria. Semplificare la metodologia del lavoro non sempre è buono». E poi aggiunge: «Qualche volta dobbiamo parlare con forza dei problemi. Gesù Cristo ha detto di parlare con "sì sì, no no", è stato sempre molto chiaro, anche con i farisei, pur rimanendo molto misericordioso e piacevole. Ma ricordiamo che alla peccatrice ha detto: "Va e non peccare più"».
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