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La smorfia di Matteo e la paura fa «80»

Chiusura della campagna elettorale del PD a Piazza del Popolo

La paura nella smorfia napoletana storicamente fa 90, in piazza della Signoria si ferma dieci punti sotto, 80. Per esorcizzare lo spauracchio Beppe Grillo

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La paura nella smorfia napoletana storicamente fa 90, in piazza della Signoria si ferma dieci punti sotto, 80. Per esorcizzare lo spauracchio Beppe Grillo e il temuto sorpasso del M5S nei confronti del Pd, il premier Matteo Renzi punta tutto sul suo numero magico: 80, come gli euro in più in busta baga ai lavoratori dipendenti con reddito fino ai 1.500 euro al mese, ma anche come i giorni a Palazzo Chigi. «Questi 80 giorni» di governo «non sono un insieme di provvedimenti slegati uno dall'altro, ma rappresentano l'idea di un'Italia che possa tornare alla guida dell'Europa - dice Renzi - Occorre avere il coraggio e la forza per continuare», perché questi 80 giorni «non sono sufficienti a cambiare verso», ma «ritengo che sia difficile a trovare altri governi» più produttivi. E per il futuro, promette che se «quest'anno non abbiamo potuto occuparci dei pensionati», dal 2015 «ci saranno anche loro nella misura degli 80 euro. Gli 80 euro sono giustizia sociale, non elemosina». Renzi - che dopo il comizio di giovedì sera in piazza del Popolo chiude la campagna elettorale in una piazza della Signoria gremita in ogni ordine di posti, ricevendo l'abbraccio della sua Firenze e di oltre 15mila militanti - rilancia guardando al 2015 e pazienza se la roadp map del governo e la tabella delle riforme da varare sciorinata al Quirinale il giorno dell'accettazione dell'incarico di formare il governo sia sostanzialmente saltata. Perché - assicura - «da lunedì si ricomincia a parlare di riforme». Con realismo, Renzi riconosce che «ora Berlusconi è altalenante, ma dal 26 maggio per me si torna convintamente a pensare che le riforme si scrivono insieme». Del resto, annota il presidente del Consiglio «la legge elettorale è passata alla Camera, al Senato si è incardinato il ddl sulla riforma del Senato. Abbiamo accolto la richiesta di M5S e FI di non inquinare la campagna elettorale con la discussione sulle riforme. Per me è stato un errore ma abbiamo accettato». E allora, «non voglio essere né fanatico né ideologico ma dalla prossima settimana al Senato si torna a lavorare sulle riforme». Sarà. Ma l'impressione è che il governo abbia un po' tirato il freno, che la tempistica sui provvedimenti da varare non sia proprio quella preconizzata 80 giorni fa da Renzi, che ora, a pochi giorni dal voto, se ne sta rendendo conto. Per questo mette le mani avanti dicendo che «per il governo non cambia nulla se perdo o vinco di un punto. Ma cambia molto per l'Europa». Le elezioni europee «non incidono sulla composizione del governo che rimarrà quella attuale». E gli altri due antagonisti - Beppe Grillo e Silvio Berlusconi - sono, politicamente parlando, due falliti. «Berlusconi e Grillo sono per molti aspetti due facce della stessa medaglia - sintetizza il presidente del Consiglio - Sono due leader con un grande consenso popolare, e ho rispetto per loro, ma entrambi hanno fallito». «Grillo - chiarisce - ha mandato in Parlamento 160 eletti per cambiare il Paese e si sono rinchiusi sui tetti. Berlusconi ha fallito nella sua esperienza alla guida del Paese e credo che in cuor suo lo sappia anche lui». Il comico del M5S resta l'avversario da battere. «Non c'è futuro per i nostri figli se si evoca pura e terrore, non si vince con la paura - dice il premier - Far politica non può diventare la gara a ho spara più insulti. Fare politica è affermare il valore della dignità e della legalità prima di tutto». Nel giorni in cui si ricordano i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Renzi tuona: «Non accettiamo lezioni di legalità da chi come Grillo è andato in Sicilia a dire che la mafia non esiste. Noi siamo per la legalita' in tutto il Paese. E quando si è dovuto affermare, quando è toccato a un nostro deputato, che la legge è uguale per tutti lo abbiamo fatto senza tenennamenti». Il premier-segretario dedica anche un appello agli elettori affinché non prevalga l'astensionismo: «Oggi viviamo un meccanismo in cui l'Europa è lontana ed è distante dalla gente, accade che la gente lascia fare al politico, a chi rimane chiuso nei palazzo e questo provoca una ferita pazzesca dentro le elezioni. Per questo vi chiedo di convincere anche in queste poche ore che rimangono chi è indeciso ad andare a votare. Vi chiediamo di prendere il telefonino, di guardare i nomi della rubrica, uno per uno, e di andare a beccare quello che l'altra volta hanno votato per il centrodestra, andarli a prendere uno per uno».

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