Muore «er Pantera», l'ultimo della Magliana
Gianfranco Urbani aveva 76 anni. La «carriera» chiusa nel 2012 con un colpo al caveau LEGGI ANCHE Pochi pensionati, tanti ammazzati La fine dei capi della «Bandaccia»
È morto un altro della banda della Magliana. Ieri Gianfranco Urbani, 76 anni, conosciuto come "er Pantera", è stato stroncato da un tumore ai polmoni, ricoverato nella clinica privata San Marco di Latina, cittadina del basso Lazio dove da tempo si era stabilito: a Borgo Sabotino, a pochi chilometri dal litorale pontino. All'inizio della sua carriera era specializzato in rapine a tabaccherie, uffici postali e treni. Poi era stato un nome di spicco della vecchia banda della Magliana. Nel '78 era entrato a farne parte intascando una "stecca" di trecento mila lire alla settimana. Era al fianco di Nicolino Selis, uno dei cofondatori della holding del crimine romana, che agiva ad Ostia e in carcere aveva conosciuto il padre della Nuova camorra organizzata Raffaele Cutolo, assicurandosi in tal modo carichi di eroina e conoscenze influenti. Anche Urbani si occupava dei rapporti con i narcotrafficanti. Li aveva coi thailandesi, in seguito estesi ai sudamericani e alle rotte balcaniche. E anche Urbani era riuscito a costruirsi una rete di rapporti criminali, specie con la 'ndrangheta e la mafia. Si parla dei calabresi Paolo De Stefano, Giuseppe Piromalli e Pasquale Condello. E dei suoi ottimi rapporti con i catanesi del boss Nitto Santapaola. Nel 1983 il giudice Giovanni Falcone aveva emesso nei suoi confronti un mandato di cattura per una inchiesta che coinvolgeva Tommaso Buscetta, Gaspare Mutolo e il trafficante internazionale cinese Koh Bak Kin. Ma tutto finisce. Ed è scemata anche la luce della stella personale di Gianfranco Urbani. Era sempre un nome, e soprattutto un soprannome. In certi ambienti er Pantera ancora sapeva spaventare. Aveva il suo carisma e godeva della considerazione che si riconosce a gente del "mestiere" come lui. L'ultimo colpo messo a segno era stato a sei zeri. Quasi sette milioni di euro rapinati al caveau dell'istituto di vigilanza Sicurtecna sulla Palombarese, a Guidonia, nella notte tra il 22 e il 23 dicembre 2012. A distanza di pochi mesi, il 6 maggio seguente, la Squadra mobile di Roma e gli agenti del Commissariato di Tivoli gli avevano messo le manette ai polsi assieme ad altri sei complici. La banda aveva fruttato il cambio della guardia e prima di abbandonare la sede della società di sicurezza, aveva fatto fuori le telecamere di videosorveglianza e aveva legato un vigilante. Poi l'epilogo delle indagini con la cattura dell'intera banda. Compreso un vigilante. Tre giorni dopo, i poliziotti hanno recuperato un milione e mezzo di euro in contanti. Erano i soldi che urbani doveva consegnare ai malviventi che avevano agito con lui. Ora la Pantera non ruggisce più.
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