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«Io e Marine Le Pen in sintonia. Difendiamo chi non ha potere»

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Un «selfie» pubblicato su Twitter sigilla l'incontro avvenuto a Bruxelles tra Giorgia Meloni e la leader del Front National

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Un «selfie» su Twitter che vale più di qualsiasi titolo. Lei, Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, insieme con Marine Le Pen, personaggio politico europeo del momento dopo l'exploit del Front National alle amministrative francesi. L'incontro si consuma a Bruxelles, cuore di quell'Europa politica e monetaria che le vede unite sul fronte del cambiamento radicale di un'Unione che così com'è piace alla troika, molto meno ai popoli. Onorevole Meloni, che effetto le ha fatto la Le Pen? «Nessun effetto. È una donna che crede in ciò che dice. È volitiva, concreta e ha dimostrato di avere la capacità di andare avanti nonostante abbia tutti contro vista la discrasia tra consenso della base è ostilità della politica». Di cosa avete parlato? «Lei introduce un nuovo bipolarismo: non più tra destra e sinistra, ma tra alto e basso. I diritti di molti vengono calpestati dagli interessi di pochi. Ad Atreju parlammo proprio di terza guerra mondiale, combattuta non con le divise militari ma monetarie. Oggi esiste un conflitto tra la sovranità e la casta, tra il bisogno e i diritti delle persone e gli interessi delle oligarchie. Abbiamo parlato di questo e di quella gabbia che oggi è l'euro. Le ho spiegato il lavoro che come FdI-An abbiamo fatto in questo anno. Ci siamo lasciate auspicando di avviare una collaborazione dopo le europee sul tema dell'euro soprattutto». Tre battaglie che porterà avanti dopo il voto? «Tutela dei prodotti italiani, anche con un protezionismo intelligente che preveda dazi sui prodotti provenienti da Paesi fuori Ue che non rispettano le regole; una nuova politica sull'immigrazione: l'Italia non può essere abbandonata a se stessa, i flussi migratori vanno gestiti a livello comunitario; limiti alla speculazione finanziaria». In Francia il Front National è fuori dal centrodestra gollista, in Italia Forza Italia vota a favore dell'abolizione del reato di immigrazione clandestina e voi contro. Vede qualche parallelismo? «In Francia c'è il presidenzialismo, non si possono fare paragoni. Né accetto l'etichetta di destra estrema fuori dall'arco costituzionale». Non era questo il punto. Il centrodestra scricchiola. «La coalizione è tutta da definire. Uno, Alfano, governa con la sinistra. Gli altri, FI, non solo votano a favore dell'abolizione del reato d'immigrazione, ma rivendicano di aver tenuto in Aula il numero legale per far passare il provvedimento su Bankitalia e i regali agli istituti di credito. Tengono delle posizioni incomprensibili. Noi siamo rimasti gli unici a dire e a fare cose di centrodestra. Non nego che i margini per costruire una coalizione siano così piuttosto stretti, le alleanze non sono affatto scontate. Dipende anche dalla forza che avremo, quindi da come FdI-An andrà alle europee». Già le europee. Obiettivi? «Che gli italiani scelgano in libertà il partito che gli piace. Nel Ppe comanda la Merkel: votare FI o Ncd vuol dire dare ancora più potere alla Germania. Se invece si vota Pd si sceglie automaticamente il Pse e il tedesco Martin Schulz, quindi è un altro voto a favore dello strapotere di Berlino. L'unico voto utile all'Italia è quello dato a Fratelli d'Italia, gli altri voti sottomettono gli italiani agli interessi della Germania. Per fortuna alle europee c'è il proporzionale secco, spero che gli italiani diano forza alla nostra battaglia: l'unico voto utile è quello che serve all'Italia per andare in Europa a testa alta». Sulle amministrative tutto è ancora ingarbugliato. In Piemonte avete rinunciato alle primarie. «Per mancanza di avversari competitivi. Noi andiamo su Guido Crosetto. Se e quando la coalizione ci proporrà un metodo valido ne discuteremo. Ma la regola non può essere che il candidato lo sceglie il partito più grande. Non è un modo per fare gli interessi dei cittadini». Molti intellettuali di destra l'hanno criticata non giudicandola all'altezza per essere una Le Pen italiana. Ci è rimasta male? Qualcuno rinfaccia di non aver mosso un dito quando Fini svendeva la destra. «Le critiche ci stanno, non si può piacere a tutti, è normale. Le critiche politiche vanno bene, su quelle rifletto molto. A volte non mi sento adeguata alle aspettative, ogni giorno si deve crescere. Sento su di me una responsabilità importante. Altre critiche invece non le condivido proprio, ma non si può rispondere sempre e a tutti. Con gli intellettuali di destra non condivido tante cose». Lei, una donna, è l'unico leader parlamentare. Gli altri, Berlusconi, Renzi, Grillo sono tutti fuori dalle Camere. «È vero, anche Vendola. Non ci avevo pensato». Come si riscatta il Parlamento? «La classe parlamentare deve mettersi in discussione. Noi quando fondammo FdI lo facemmo: presentandoci alle elezioni e sottoponendoci al giudizio della gente, rischiando il tutto per tutto. Se invece voti le liste bloccate contro le preferenze non sei credibile, hai paura del consenso, ti arroghi il diritto di occupare un posto che magari non meriti. La scelta deve essere rimessa nelle mani degli italiani. Serve meritocrazia, invece si rinnegano i valori della democrazia». Cosa pensa delle riforme? «Sul Senato o lo si abolisce mettendo il presidenzialismo o lo si tiene. Qui non si abolisce proprio niente, il Senato resta. L'unica cosa che si abolisce è il diritto degli italiani di eleggere i senatori che verranno nominati dalla casta. Esattamente come accade per le Province che pure non vengono abolite, ma vengono abolite le elezioni. Per non parlare della legge elettorale. L'Italicum è una legge truffa che ruba voti ai partiti non allineati per far eleggere parlamentari dei partiti grandi. In pratica gli italiani vengono espropriati del diritto di contare e dire la loro. Abolire la democrazia è l'unica riforma che sta facendo Renzi, e non mi sembra condivisibile».

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