Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

«Aziende municipalizzate da privatizzare» E scoppia il caos

default_image

Ancora polemiche sul decreto Salva Roma. A proporre, per l'ennesima volta, una ricetta diversa da quella che prevede ce il Campidoglio batta cassa al governo nazionale, è il vicepresidente del...

  • a
  • a
  • a

Ancora polemiche sul decreto Salva Roma. A proporre, per l'ennesima volta, una ricetta diversa da quella che prevede ce il Campidoglio batta cassa al governo nazionale, è il vicepresidente del Senato Linda Lanzillotta. Oggi esponente di Scelta civica, ma con un passato da assessore comunale nella giunta Rutelli, la Lanzillotta torna a proporre la privatizzazione delle aziende municipalizzate. A partire da Acea. Obiettivo a lungo perseguito dall'ex sindaco Alemanno e fallito per l'ostruzionismo di Pd e Sel. «L'Acea guadagna meno di quello che potrebbe perché è gestita in modo discutibile nonostante la maggioranza del Comune di Roma che non ha fatto il suo dovere di azionista - attacca la Lanzillotta - Le altre società poi hanno dei disavanzi, per cui una società nornale dovrebbe già portare i libri in tribunale. L'Ama ha il doppio dei dipendenti di quelli che servono. Inefficienza che i romani pagano con le tasse. Così si tutela il sistema clientelare dei partiti. Tra addizionali di Comune e Regione per ripianare il buco della sanità dal 2014 al 2015 i romani pagheranno il 5,5% in più di Irpef rispetto agli altri italiani. Questo meccanismo non è più sostenibile perché ogni impresa economica fuggirà da questa città». Sul Salva Roma, il testo «prevede che ci sia un piano biennale ma che sia vincolante, cioè che ci siano delle delibere del Campidoglio che ha avuto tanto dallo Stato, che si è accollato i 22 miliardi di debito certificati a luglio 2010 dal commissario straordinario, dà 500 milioni all'anno per ammortizzare questo debito in parte pagato dallo Stato in parte con le tasse pagate dai romani. Il commissario ha già detto che dal 2016 questi milioni non saranno più sufficienti e lo Stato dovrà dare molto di più - spiega ancora la Lanzillotta - In cambio di questo, con i miei emendamenti, lo Stato chiede però che non ci siano altri debiti negli anni successivi. Siccome l'origine del debito prevalentemente è l'inefficienza e la cattiva gestione clientelare delle municipalizzate, deve esser garantito che si faranno le cose necessarie. Lo Stato vende pezzi dei suoi asset e delle sue società per estinguere il debito e si accolla il debito del Campidoglio che non vuole fare niente». Per la senatrice «la dismissione di società partecipate non vuol dire perdere il controllo pubblico ma avere una parte di controllo pubblico e misurarsi coi privati. Non è una cosa talebana ma una assunzione di responsabilità che si chiede al Comune di Roma». Una posizione che trova il niet dei parlamentari Pd - Umberto Marroni e Roberta Agostini su tutti - e del sindaco Marino: «In Giunta - risponde - nessuno pensa di privatizzare le municipalizzate».

Dai blog