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"La mazzetta sui prefabbricati l'ho consegnata in un albergo"

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L'interrogatorio del costruttore: "Solo così potevo salvare la mia azienda"

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L'AQUILA «Mi ha chiamato Macera e mi ha detto che con lo 0,2% si può risolvere il problema. Compresi immediatamente che parlava di tangenti». È molto preciso il racconto di Daniele Lago, rappresentante legale della Steda, che davanti al pubblico ministero ricostruisce i passaggi legati all'affidamento dell'appalto per la realizzazione di 950 Map (moduli abitativi provvisori) in diversi comuni del cratere sismico. La società, racconta, aveva presentato un'offerta ma la commissione che aveva il compito di valutare le buste aveva rilevato diverse anomalie, ammettendola con riserva. Uno dei rilievi mossi riguardava l'altezza dei Map. «La cosa mi sorprese molto - prosegue l'ingegnere - perché nel bando di gara non erano indicate le altezze dei solai, ma solo le caratteristiche previste per la zona sismica 1». Per rimuovere l'ostacolo si fa strada la vecchia idea di «ricompensare» qualcuno, magari un pubblico ufficiale, pagando una tangente di 60mila euro. Attraverso Macera l'ingegner Lago era entrato in contatto con Pierluigi Tancredi, che gli era stato presentato come «una persona molto influente, uno che poteva introdurmi nel circuito della ricostruzione aquilana». Il racconto di Lago prosegue: «Premetto che il valore dell'appalto era stabilito con costo al metro quadro e calcolato in circa 30 milioni di euro. Dal calcolo matematico abbiamo desunto, quindi, che la richiesta era di 60mila euro. Ho riflettuto un attimo a ciò che il mio collaboratore, ingegner Pierobon, mi aveva detto e ho accettato, anche peché avevo capito che diversamente non avremmo vinto la gara». E si giustifica: «Visto il periodo di crisi in cui la mia azienda versava, la diminuzione di appalti e lavori pubblici e la profonda crisi di liquidità patita anche dalla mia azienda con un centinaio di dipendenti e un fatturato di circa cinquanta milioni di euro annui, ho ritenuto necessario, per la sopravvivenza dell'azienda, accettare questo compromesso per un lavoro il cui importo si aggirava intorno ai trenta milioni di euro». Il luogo per il versamento della «ricompensa» è un hotel nei pressi di Padova. Macera si propone a Lago come intermediario spendendo il nome dell'allora vice capo della Protezione civie, Bernardo De Bernadinis (completamente estraneo e all'oscuro di tutta la faccenda, nrd). «In un'occasione - prosegue Lago - gli chiesi di poter ricevere un segnale forte da parte della Protezione civile sul fatto che quella somma fosse andata effettivamente a buon fine. Tale segnale non mi è mai arrivato». L'ingegner Pietrobon, che aveva accompagnato Lago all'appuntamento con Macera racconta: «Daniele Lago aveva con sè una valigetta ventiquattrore in pelle nera, con all'interno il denaro che era avvolto in un giornale. Non ricordo se Daniele aveva chiamato Macera prima di arrivare, ma ricordo che ci aspettava sulla porta d'ingresso dell'hotel». Ma Lago chiede una garanzia che l'affare vada a buon fine, e a quel punto Macera gli consegna un assegno di 60mila euro che avrebbe potuto incassare se non avesse vinto l'appalto, Lago aggiunge: «Gli ho consegnato i soldi. Ricordo che erano 120 pezzi da cinquecento euro. Preciso che quei soldi erano dei soldi miei personali». Dal verbale dell'aggiudicazione del bando di gara risulta che la seduta pubblica fu sospesa per consentire alla commissione di riunirsi in via riservata. «Un mese dopo la consegna del denaro - aggiunge Lago - incontrai Macera all'Aquila e notai che viaggiava a bordo di un Range Rover nero, mentre prima viaggiava su una Fiat Bravo. Tancredi l'ho conosciuto verso la metà di agosto del 2009. A fine luglio è uscito il bando per le scuole e ci aggiudicammo due appalti. Nella metà di agosto Macera mi disse che doveva presentarmi una persona e mi presentò Tancredi, dicendo che era un esponente del Pdl locale». Per favorire le aziende amiche erano state create società di comodo, attraverso le quali far transitare i soldi, mascherandoli come corrispettivi per consulenze. Esisteva anche un «tariffario». Come riferisce Lago era previsto il pagamento di un fisso mensile di 7200 euro, al quale si aggiungeva un compenso del 7% per lavori fino a mezzo milione e del 3% per lavori fra cinque e dieci milioni di euro.

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