«Con via Rasella i partigiani cercavano la rappresaglia»
Lo scopo indiretto ma principale dell'attentato di via Rasella del 23 marzo 1944 contro il reggimento di polizia «Bolzano», nel quale persero la vita 33 militari altoatesini inquadrati nell'esercito...
Lo scopo indiretto ma principale dell'attentato di via Rasella del 23 marzo 1944 contro il reggimento di polizia «Bolzano», nel quale persero la vita 33 militari altoatesini inquadrati nell'esercito tedesco, era scatenare la rappresaglia nazista, come poi puntualmente avvenne alle Fosse Ardeatine. È quanto sostiene l'ex capitano delle Ss Erich Priebke, condannato per la strage e morto venerdì scorso alla veneranda età di cento anni nella zona di Boccea, a Roma, nel suo videotestamento diffuso ieri dal procuratore legale dell'ex ufficiale. I Gruppi di azione patriottica, composti per lo più da membri del Partito comunista, sempre secondo Priebke, volevano provocare la rivolta della popolazione. Oltre ai 32 militari del «Bozen» morti sul colpo, uno, il trentatreesimo, rimasto gravemente ferito nell'attentato, morì il giorno seguente. Due civili italiani rimasero uccisi dalle bombe. Quattro furono uccisi immediatamente dopo dai nazisti. «L'attentato di via Rasella fu fatto dai Gap sapendo che dopo l'attentato viene la rappresaglia, poiché Kesselring quando ha preso il suo comando in Italia ha fatto mettere sui muri un avviso che spiegava che qualunque attentato contro i tedeschi era punito con la rappresaglia. Questo è risaputo e loro lo hanno fatto di proposito perché pensavano che una nostra rappresaglia poteva creare una rivoluzione della popolazione. Per noi fu terribile fare una cosa così, c'erano altri che erano già...il capitano Schultz è stato eletto da Kappler come esecutore della rappresaglia. Era stato sul fronte russo ed era abituato alla morte. Naturalmente non era possibile rifiutarsi. Schultz prima della rappresaglia disse a tutti: "Questo è un ordine di Hitler che dobbiamo eseguire e chi non vuole farlo meglio che si metta con le altre vittime perché verrà anche lui fucilato"». Il videomessaggio dell'ex ufficiale diffuso dal suo avvocato Paolo Giachini si conclude mostrando la frase letta da Priebke nel corso dell'udienza del 3 aprile del 1996 davanti al Tribunale militare di Roma di viale delle Milizie. «Sento, dal profondo del cuore – la dichiarazione letta da Priebke e mostrata nel video messaggio – il bisogno di esprimere le mie condoglianze per il dolore dei parenti delle vittime delle Fosse Ardeatine...Come credente non ho mai dimenticato questo tragico fatto, per me l'ordine di partecipare all'azione fu una grande tragedia intima...Io penso ai morti con venerazione e mi sento unito ai vivi nel loro dolore».
Dai blog
Generazione AI: tra i giovani italiani ChatGPT sorpassa TikTok e Instagram
A Sanremo Conti scommette sui giovani: chi c'è nel cast
Lazio, due squilli nel deserto