Cimici e spioni, le inchieste sui tentativi di intercettare Berlusconi
Microspie, cimici, spioni e 007. Parole con le quali l'ex premier Silvio Berlusconi ha dovuto fare i conti nell'arco della sua carriera politica diverse volte. Presunte violazioni di domicilio e...
Microspie, cimici, spioni e 007. Parole con le quali l'ex premier Silvio Berlusconi ha dovuto fare i conti nell'arco della sua carriera politica diverse volte. Presunte violazioni di domicilio e intercettazioni abusive i reati che sono stati ipotizzati in fascicoli processuali dopo eventi che si sono verificati nel corso dell'attività politica del Cavaliere. Cimici, apparecchi elettronici e possibili congegni in grado di intercettare sono stati dunque più volte scoperti in luoghi frequentati dall'ex presidente del Consiglio. Il sospetto, in alcuni casi, è stato che qualcuno possa aver tentato di ascoltare le conversazioni tra il leader del Popolo della Libertà e i suoi collaborati per conoscere strategie politiche. Uno degli episodi risale al 1997, quando fu scoperta una miscrospia nell'ufficio dell'ex premier. Dopo nove mesi di indagini la procura di Roma decise di chiudere le indagini e di archiviare il caso sul presunto spionaggio. Era stata scoperta una cimicie nell'appartamento in via del Plebiscito durante una bonifica. Gli inquirenti capitolini avevano poi accertato che l'apparecchio elettronico non era in grado di registrare. Ma comunque, all'inizio delle indagini, il sospetto era stato che qualcuno possa aver cercato di intercettare Berlusconi. Solo tre giorni fa ecco spuntare un altro caso che ha attirato l'attenzione delle forze dell'ordine: il ritrovamento di un apparecchio elettronico, anche questo non in grado di registrare, scoperto all'interno della cancelleria dei giudici della seconda sezione della Corte di Cassazione, cioè dei giudici che il 30 luglio si riuniranno per pronunciarsi sul ricorso prensentato da Berlusconi e da altri imputati in merito al processo Mediaset: in primo e secondo grado il Cavaliere è stato condannato a quattro anni di reclusione per frode fiscale e a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. A dare l'allarme è stata un'impiegata della cancelleria, che ha avvertito i carabinieri, i quali hanno ascoltato la dipendente, hanno compiuto i rilievi del caso nella stanza e hanno poi informato l'autorità giudiziaria. Al termine degli accertamenti tecnici è stato stabilito che l'apparecchio non era in grado di intercettare: in un primo momento, invece, era stato ipotizzato che potesse intercettare o registrare. Microspie, cimici e apparecchi elettronici sono dunque parole con le quali più volte l'ex presidente del Consigli o Berlusconi ha dovuto fare i conti. Intanto, per quanto riguarda il processo in Cassazione fissato tra nove giorni, gli avvocati Franco Coppi e Niccolò Ghedini stanno preparando una memoria difensiva che depositeranno il 30 luglio e non è escluso che possano chiedere un rinvio dell'udienza.
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