Virginia Giuffre, i diari inediti pubblicati dal Times: “La sua battaglia più dura era in casa”
Due mesi dopo il suicidio di Virginia Giuffre, il Times pubblica per la prima volta i suoi diari personali, rivelando dettagli inediti e sconvolgenti sulla donna che aveva denunciato Jeffrey Epstein, il principe Andrew e Ghislaine Maxwell, diventando il volto globale della lotta contro gli abusi sessuali. I testi, consegnati al quotidiano britannico dalla famiglia, raccontano l’ultimo, drammatico periodo della sua vita: segnato da abusi domestici, isolamento e dalla perdita della custodia dei figli.
Virginia si è tolta la vita ad aprile, a 41 anni, nel ranch di Neergabby, in Australia Occidentale. «Virginia ha combattuto contro alcuni degli uomini più potenti del mondo – Epstein, il principe Andrea – ma la battaglia più dura è stata a casa», ha dichiarato Amanda, sua cognata.
Secondo quanto emerge dai suoi scritti, le violenze del marito Robert Giuffre erano iniziate già dopo la nascita del terzo figlio. «Più diventavo forte, più lui diventava minaccioso», annotava. E ancora: «Voleva impedirmi di difendere le vittime di tratta». Virginia aveva conosciuto Robert nel 2002, in Thailandia, dove Epstein e Maxwell l’avevano inviata con il pretesto di un corso da massaggiatrice. Lì incontrò l’istruttore di arti marziali australiano e decise di non tornare più negli Stati Uniti. Dieci giorni dopo lo sposò.
La loro relazione si è presto trasformata in un incubo. I familiari mostrano fotografie con il volto tumefatto, messaggi di richiesta d’aiuto, e citano un’aggressione documentata nel 2015 negli Stati Uniti. Dopo aver perso il lavoro, l’uomo avrebbe iniziato a bere e a sperperare i soldi guadagnati dalla moglie. La situazione è precipitata nei primi mesi del 2024: Virginia ha denunciato nuove violenze e, poco dopo, ha perso l’affidamento dei figli, che il marito ha ottenuto in via temporanea.
In uno degli ultimi post pubblicati sui social, Giuffre aveva scritto di essere stata investita da un autobus e di avere pochi giorni di vita. Una versione non confermata dalla polizia, che per i familiari era in realtà «un’estrema richiesta di aiuto». Poche settimane dopo, il suicidio.
A completare il quadro, la famiglia denuncia l’ultimo atto di esclusione: nessun parente è stato invitato al funerale, organizzato privatamente dal marito, che ha ottenuto il rilascio della salma.
«Non volevo che finisse così», ha detto il fratello Sky. «Non cercavamo uno scontro. Ma come società dobbiamo smettere di zittire le donne che subiscono violenza. Jenna – come la chiamavamo noi – meritava ascolto, protezione, giustizia. Non il silenzio». Oggi i fratelli e Amanda parlano, perché la storia di Virginia non venga sepolta con lei.
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